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Miha, molto più di una partita. Una storia d'amore per il calcio

A sorpresa, nonostante la leucemia, si presenta in campo a Verona. La moglie: «I guerrieri si riconoscono da lontano»

Miha, molto più di una partita. Una storia d'amore per il calcio

Un desiderio lungo 40 giorni ed esaudito nella serata più inattesa: ricoverato lo scorso 16 luglio per iniziare la lotta alla leucemia, ieri sera Sinisa Mihajlovic, 50 anni, allenatore serbo del Bologna, si è presentato a sorpresa in panchina, per condurre la sua squadra nel debutto stagionale a Verona (1-1). Un'impresa persino per un uomo notoriamente duro, temprato quando aveva poco più di vent'anni dalla tragedia della guerra d'indipendenza croata, nella quale la sua casa fu distrutta da truppe nelle quali militava il suo migliore amico d'infanzia.

La decisione nel pomeriggio. Sorprendendo tutti, Mihajlovic è infatti uscito dal reparto di ematologia dell'ospedale S. Orsola di Bologna, è salito su un'auto sterilizzata ed è arrivato alle 18 all'hotel veronese della squadra, con tuta, cerotto sul collo, mascherina e cappellino a coprire la calvizie indotta dalla chemioterapia, che lo ha anche smagrito e segnato, come è naturale in questi casi. Un incontro e un discorso che hanno commosso giocatori che già al momento dell'annuncio, lo scorso 13 luglio, erano rimasti sconvolti, avendo imparato in pochi mesi ad apprezzare l'allenatore che dal 28 gennaio, giorno del suo arrivo, aveva contributo in maniera decisiva a salvare il Bologna con il suo metodo di amore ruvido, quello dei no, urlati più che sussurrati, che aiutano a crescere.

In questi 40 giorni di malattia e cure Mihajlovic ha ricevuto forza e affetto ma ha continuato a darne, come nel suo carattere, e non si è mai staccato dalla guida della squadra: video degli allenamenti durante il ritiro, diretta con telecamerina issata su un paletto nel periodo di preparazione in sede, a Casteldebole, dove la sua personalità è mancata molto ma al contempo è stata sempre presente, perché il contatto (vedi le 30 telefonate durante la partita di Coppa Italia a Pisa) è stato continuo. 40 risvegli di visite centellinate, di un mondo letto e visto attraverso schermi di computer, tablet e smartphone sterilizzati, di voglia di lottare che lo ha sempre contraddistinto, anche nei momenti di fragilità umana svelati durante l'annuncio.

I più ottimisti speravano in un messaggio video per il debutto interno di venerdì contro la Spal ma alla fine - come ha detto nel prepartita il centrocampista Andrea Poli - Mihajlovic «ha dimostrato tutta la sua forza», ha fatto prevalere «la follia delle persone geniali», dote che al padre ha riconosciuto su Instagram la figlia Victoria, a corredo di una foto degli scarpini da calciatore con incisi i nomi proprio di Victoria e dell'altra figlia Virginia. La moglie Arianna ha detto «i guerrieri si riconoscono da lontano» però, mai come in questo caso, si apprezzano da vicino, anche quando sono feriti. Lo dimostrano l'applauso che l'ha accolto al suo arrivo in campo, la commozione del pubblico mentre lui, in piedi, dava indicazioni ai suoi, lo dimostra, su tutto, l'omaggio dei tifosi quando, due minuti prima del fischio finale, ha lasciato il campo di Verona ed è uscito. Per risalire su un'auto sterilizzata e tornare in ospedale.

A lottare.

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