Se la cessione del Milan è diventata una malinconica telenovela, è cosa buona e giusta mettere in fila tutti gli interpreti per decifrarne ruoli e responsabilità. Dopo 810 giorni di stop and go siamo ora in attesa della firma della seconda proroga in cambio di 100 milioni per spostare il benedetto o maledetto closing al 31 marzo (documento atteso per oggi con contestuale annullamento dell'assemblea fissata per venerdì 3 marzo). A questo punto, anche nella previsione più rosea di un finale senza altri colpi di scena, il futuro del Milan è comunque avvolto da una nuvola di dubbi e perplessità. L'operazione tentata da Yonghong Li e dal suo fido Li Han infatti è tutta fatta a debito per cui la Ses sarà costretta, per qualsiasi prossima necessità contabile, a chiedere finanziamenti ai sottoscrittori del fondo. L'obiettivo è quotare alle borse asiatiche il brand entro 5-6 anni dopo averne rilanciato il blasone calcistico per rientrare della cifra sborsata (740 la valutazione del club più altri 70-80 per coprire la gestione dal 1 luglio 2016 ai giorni nostri; ne mancavano 160 al closing): ma chi può garantire il potenziamento tecnico e quindi un mercato impegnativo nei prossimi 5-6 anni?
IL VINCITORE Non ci sono dubbi: è Paolo Maldini. Interpellato per diventare la bandiera o la foglia di fico del fondo cinese senza avere la principale responsabilità tecnica della squadra, declinò l'invito e lo stipendio spiegando che avrebbe gradito conoscere l'azionista-padrone (che non c'è) con cui discutere e dialogare e non dipendere da Fassone. Il precario invece è Massimiliano Mirabelli scelto come futuro ds. Si è dovuto dimettere dall'incarico ricoperto presso l'Inter perdendo lo stipendio. In questi mesi è andato in giro per l'Europa a visionare fior di calciatori. Speriamo almeno che non abbia anticipato le spese!
LA VITTIMA È il Milan (con il contorno dell'esercito dei suoi tifosi), costretto a vivere questi ultimi mesi di un periodo sfolgorante (29 successi nei 31 anni del presidente Silvio Berlusconi), a pane e acqua. Le ultime due sessioni di mercato hanno avuto un solo comandamento: chiudere a saldo zero. Eppure è sbucata fuori dal lavoro di Montella a Milanello e dalle scelte di Galliani (col contributo del ds Maiorino) una squadra mica male che ha portato a casa la Supercoppa e lanciato un promettente drappello di giovani calciatori. Tra questi una menzione speciale tocca a Gigio Donnarumma, un progetto di fuoriclasse da difendere con le unghie e con i denti dagli appetiti di Raiola, il suo agente, e della concorrenza (Juve in prima fila).
QUELLI CHE BRINDANO
A guadagnare notorietà e ricche parcelle sono gli studi professionali che fin qui hanno lavorato giorno dopo giorno per preparare gli schemi dei contratti, le intese cambiate, i documenti delle proroghe senza dimenticare il ruolo delle banche d'affari coinvolte nella tormentata trattativa. Solo loro, per ora, possono brindare comunque vada a finire.
QUELLI SOTTO ESAME I manager di casa Fininvest hanno la risposta pronta nel caso dovesse fallire il secondo negoziato. Potrebbero dire e sotto voce lo ripetono già: «Chiamateci fessi ma nel frattempo abbiamo portato a casa la bellezza di 200 milioni». Verissimo.
Per liberarsi del peso finanziario del Milan (70-100 milioni di perdite secche a stagione) hanno dapprima dato credito a un broker thailandese (mister Bee ha fatto anticipare a Fininvest 70 milioni sul mercato per poi svanire), poi spalancato le porte a Galatioto e Gangikoff nel frattempo esonerati dalla cordata, infine firmato il preliminare con Yonghong Li, nessuno dei quali dotato di un cospicuo patrimonio personale.
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