Calcio

Il Milan e gli infortuni: una storia che si ripete. A Pioli serve il coraggio di cambiare il suo staff

Il tecnico è legatissimo al suo team ma per sua stessa ammissione i ko sono troppi. Deve rinnovare

Il Milan e gli infortuni: una storia che si ripete. A Pioli serve il coraggio di cambiare il suo staff

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Dopo la pubblica confessione di Stefano Pioli («stiamo subendo veramente troppi infortuni»), seguita all'ennesima occasione sprecata di risalire la corrente in classifica, al Milan sono finalmente tutti d'accordo su un punto. Il problema numero uno di Milanello è la cifra, esorbitante, di infortuni. E, quale inevitabile ricaduta, l'esigenza di sottoporre a stress fisico alcuni esponenti pagando così a carissimo prezzo il mancato turnover come è avvenuto dopo Napoli per via degli accidenti muscolari capitati a Kjaer, Kalulu e Pellegrino in sequenza. Questo significa che, grazie alla sosta per nazionali, all'ordine del giorno del prossimo confronto tra l'ad Furlani di ritorno da Dubai, e il tecnico di Parma, ci sarà un solo argomento da discutere e una soluzione, sia pure drastica, da trovare. Gli ultimi componenti della lista malinconica sono stati a Lecce Leao e Calabria (per Loftus Cheek dicono si sia trattato di una scelta prudente per l'affaticamento dopo la prova col Psg): al portoghese è stata riscontrata una «lesione di primo grado al bicipite femorale destro», per il capitano rossonero invece «edema da sovraccarico del flessore semitendinoso sinistro, escluse lesioni». Questo significa che entrambi salteranno le rispettive convocazioni in nazionale e potranno recuperare secondo tempi tutti da confermare (Leao in Champions col Borussia, Calabria forse con la Fiorentina).

La «strage degli innocenti» di questa stagione milanista è cominciata durante la preparazione negli Usa (Calabria e Messias le prime vittime) nell'esperienza rossonera di Stefano Pioli non è un episodio isolato. Non è nemmeno complicato ricordare che anche nel torneo 21-22, quello dello scudetto conquistato con una cavalcata finale, a gennaio, Stefano Pioli ammise la responsabilità della preparazione fisica, promise di correggerla e in effetti specie nella parte finale del torneo ebbe a disposizione l'intero gruppo squadra. Cosa fece allora per ottenere una resa migliore? O fu merito anche dell'eliminazione prematura dal girone iniziale di Champions? Forse è questo un altro argomento della prossima discussione tra Furlani e Pioli.

Proprio ieri, dalla Spagna, è arrivata la notizia dell'esonero del responsabile del settore medico del Real Madrid il cui operato nella vicenda del giovane talento turco Arda Guler, classe 2005, è stato messo sotto accusa. Nel Milan è in discussione l'operato dei preparatori, non quello dei medici. E qui bisognerà vedere se Pioli avrà la determinazione di procedere a un rimpasto del suo staff col quale lavora in sintonia da moltissimi anni. Proprio questo è un grave limite degli staff di lungo corso: la collaborazione professionale prolungata cementa i rapporti personali, rinsalda le amicizie ed è allergica ai cambiamenti e di conseguenza ai miglioramenti. In materia, al Milan, c'è un solo precedente, riferito al periodo di Montella allenatore con Fassone e Mirabelli dirigenti.

Allontanò uno dei suoi collaboratori (Emanuele Marra) ma non riuscì a salvare la panchina: più tardi fu esonerato e al suo posto chiamato dalla primavera a salvare la baracca Rino Gattuso.

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