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Milan, la faccia triste del samba

Dida sempre più in crisi. In porta va Kalac ma è caccia aperta al nuovo portiere. Intanto Ronaldo continua a pensare al Flamengo, che lo accoglierebbe a braccia aperte: ma non potrà andare via fino a giugno

Milan, la faccia triste del samba

Milano - Gli «orabastisti» del Milan sono già all’opera: vogliono chiudere con Didastro e voltare pagina. L’epilogo, amarissimo, del derby, ha lasciato una cicatrice sulla pelle dei milanisti e svelato retroscena inquietanti sul conto del portiere. Al sito rossonero, le proteste, di tifosi e simpatizzanti, non si contano più. Tutte dello stesso tono e concluse dall’identica chiosa: «Basta con Dida». E c’entra poco, a quel che si capisce, il ritornello ironico coniato al volo dalla curva interista, «Dida uno di noi»: c’entra invece il rendimento del brasiliano, scaduto a livelli insopportabili e mai scandito da qualche prodezza, come avvenne in passato, per due anni e mezzo.

Si allena male Dida è meticoloso, si allena tre ore al giorno, più di tutti, ma si allena male e contro il parere di William Vecchi. È diventato sordo a ogni consiglio, ha litigato, per motivi economici anche con il suo ex agente, Oscar Damiani che, dopo il derby, ha svelato a Controcampo diritto di replica un retroscena. «Dida si allena molto in palestra e poco sul campo, così ha perso l’esplosività di cui era dotato prima» il giudizio di Damiani condiviso dallo staff tecnico. Vecchi glielo ha detto e ripetuto, ma niente. Dida è isolato nella torre d’avorio del suo contratto. Ha detto no anche all’ufficio stampa che gli suggerì di intervenire pubblicamente dopo la sceneggiata di Glasgow: accolse il parziale invito, non firmò alcuna dichiarazione, si presentò a San Siro e fece quattro inchini al pubblico per chiedere scusa.

Fiducia finita Dopo la «didata» nel derby, la fiducia accumulata dentro le viscere del Milan è esaurita. Definitivamente. Il primo segnale avvenne in Giappone quando il brasiliano fu protagonista di un paio di interventi insicuri nella semifinale contro gli Urawa Reds. Gattuso gli andò sotto il naso e ringhiò a modo suo rimproverandogli di non aver parlato chiaro con Ancelotti denunciando il proprio stato precario di salute: era reduce da un colpo della strega (lo trovarono bloccato in ascensore) e negli allenamenti mostrava sintomi evidenti di difficoltà nel piegarsi. Sempre in quella occasione, lo stesso preparatore dei portieri suggerì di utilizzare Kalac al posto di Dida. La risposta di Ancelotti fu: è lui il numero uno. La fiducia è finita: lo ripetono dalle parti di via Turati senza scrupolo. Stanno aspettando il ritorno di Ancelotti dalle vacanze per affrontare di petto la questione. La sostituzione di Didastro può avvenire in due tempi: prima fiducia al secondo, Kalac, difeso solo da Braida, il dg rossonero, e segnalato in gran forma dal preparatore Vecchi, poi ricerca sul mercato di una valida alternativa.

Il buio dietro Buffon Dietro Buffon c’è il buio completo. Dovesse venire un raffreddore al portierone della Juve, per il ct della Nazionale, Roberto Donadoni, sarebbero dolori. Le credenziali maggiori sono divise tra Amelia e Curci: il livornese, a Modena, contro le Far Öer, ne ha combinate più di Bertoldo in Francia; il romanista gioca zero nella sua squadra e nell’under 21 alterna a parate di pregio, sfondoni clamorosi.

Chi acquistare? Al Milan di portieri ce ne sono sette sotto contratto a vario titolo (i tre attuali più Storari, Abbiati, Coppola, Eleftheropoulos) ma gli unici nomi che circolano sono due: Frey oppure Boruc, il polacco del Celtic.

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