Milan-Napoli 30 anni dopo, anatomia di una sfida doc

Appaiati e diversi: rossoneri spinti da entusiasmo e giovani, campani maturi. E il guaio Coppa d'Africa

Milan-Napoli 30 anni dopo, anatomia di una sfida doc

Messa da parte la tentazione diabolica di ripartire dal duello tricolore Milan-Napoli di fine anni ottanta e primi anni novanta, passiamo a questo duello che è un inedito oltre che una novità attraente. Non ci sono né Maradona né Van Basten, per capirci al volo, e non è lecito fare accostamenti con il resto della compagnia attuale. Piuttosto è possibile cominciare proprio dai rispettivi centri di gravità che mostrano qualche stravagante differenza rispetto ai precedenti. Per esempio lo stadio di Napoli non è più quella bolgia infernale conosciuta ai tempi e non è solo responsabilità diretta della pandemia, piuttosto di prezzi salati e di un inspiegabile retro-pensiero nei confronti di De Laurentis. A San Siro, invece, nel Milan, dopo anni di depressione autentica, è possibile scorgere e misurare un entusiasmo recuperato, reso più utile anche dalla sintonia assoluta tra le tre anime del club (Gazidis-Maldini-staff tecnico e squadra).

NAPOLI PIÚ MATURO Il sistema di gioco è lo stesso, la continuità (Spalletti ha lavorato sull'eredità Gattuso) anche. Persino l'età media non è molto diversa. Il Napoli è a quota 27,7, il Milan un anno in meno (26,7) nonostante la presenza di qualche stagionato protagonista (Ibra e Giroud). Segno che il gruppo di Spalletti è più maturo, quello di Pioli più giovane, dotato di maggiore entusiasmo e forse meno esperto nelle curve della stagione.

EFFETTO COPPA D'AFRICA A gennaio c'è l'appuntamento con la coppa d'Africa. Il Napoli si prepara a perdere, per un mese, la sua spina dorsale: Koulibaly-Anguissa-Osimhen rappresentano in qualche modo il suo punto di forza, un top per ciascun reparto. Il Milan non se la passa meglio: Kessie e Bennacer sono le assenze programmate e per riparare alle quali è arrivato Bakayoko, forse seguito da Adli a gennaio ma ci sarebbe bisogno di un altro puntello.

DIFESA DI FERRO Il Napoli dispone di una difesa di ferro. Lo testimonia un numero: in 7 su 10 partite non ha preso gol, merito di Ospina e soci naturalmente ma anche del contributo complessivo della squadra. Il Milan ha perso il suo pezzo forte, Maignan che non ha fatto rimpiangere Donnarumma fino a Bergamo. Tatarusanu al suo posto finora ha fatto il suo ma tre mesi senza il francese sono un'eternità nel calcio.

SCONTRI DIRETTI Spalletti è passato attraverso due scontri diretti: successo sulla Juve (dimezzata e tradita dal portiere), pari stretto all'Olimpico con la Roma. Pioli ha fatto meglio: 7 punti in tre gare (Lazio, Juve e Atalanta). Ma si gioca tutto nella prossima settimana passando da Roma e derby di Milano che possono certificare il suo primato oppure scavare il distacco dal Napoli che ha un calendario più comodo (a Salerno).

CHI DECIDE Per arrivare fino in fondo il Milan dipende dagli infortuni e dalla conseguente durata di Ibra.

Con Zlatan arruolato per 20-25 partite i conti tornano. Nel Napoli l'unica variabile è la tenuta stagna dell'ambiente oltre che le reazioni di Spalletti a qualche avversità: se scapoccia come ricordano a Trigoria ed Appiano Gentile, allora può sorgere un problema.

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