Il Milan s'accontenta di un mezzo Kakà

Ricardo gioca solo un tempo, fa l'assist per il primo gol di Nocerino e Nesta gli scrive: "Se fai metà di quello hai già fatto da noi..."

Il Milan s'accontenta di un mezzo Kakà

Forse bisogna fidarsi di Zambrotta, ieri da calciatore e vice-allenatore a Chiasso (serie B svizzera, 4 a 0 il finale), ha visto da vicino il ritorno di Kakà, 45 minuti con la fascia di capitano, omaggio dello spogliatoio per il fuoriclasse brasiliano. «Dategli 4-5 partite e poi vedrete» azzarda l'ex milanista. Giudicarlo brutalmente per quello spezzone amichevole fuori confine non conviene. Anche 10 anni prima, in agosto, a Cesena, contro la squadra romena di Zenga non accese le luminarie. Ricardino Kakà si esercita più nel ruolo di suggeritore che nelle accelerazioni di una volta da tre-quartista purissimo. E bastano un paio di lanci per lucidare il suo talento balistico. Il primo è per Nocerino e corrisponde al primo gol dei rossoneri, gli altri sono una esibizione vistosa della sua classe oltre che della sua intelligenza: si mette al servizio della squadra, da parte ogni inutile egoismo, persino dinanzi alla porta invece di cercare il destro vellutato “imbuca” per Zaccardo.
Kakà si presenta così in uno stadio finalmente pieno (10 mila presenti, 8 mila paganti, l'effetto funziona anche nelle amichevoli in terra straniera): c'è tutta la sua famiglia al completo con papà Bosco in prima fila e non mancano i tifosi milanisti residenti nel Ticino oltre che un esercito di ragazzi, tutti rigorosamente vestiti con la maglia numero 22.
La condizione fisica è discreta, conferma delle parole di Carlo Ancelotti prima dell'addio da Madrid. «Su Kakà garantisco io, è allenato e sta bene» la frase che vale come una sorta di supplementare certificato medico spedita agli amici di Milanello. Con Kakà, si rivede Nocerino in gol, segno che i centrocampisti arrivati da lontano possono infilarsi e cogliere al volo occasioni golose. Kakà parla una lingua universale dal punto di vista calcistico, eppure si coglie al volo che l'intesa con Robinho è spontanea, naturale, in riconoscimento di una antica militanza. Solo Matri, quando si tratta di dover governare il pallone con tocchi precisi e stop elementari, mostra qualche impaccio ma al ritorno di Balotelli il trio può completarsi e magari anche esaltarsi.
Kakà riprende a battere le zolle che più lo esaltano, quelle centrali ma è capace anche di tornare, dare una mano al trio di centrocampo che deve applicarsi per evitare di spaccare in due tronconi la squadra. «La squadra ha grandi margini di miglioramento» giura all'intervallo Kakà e il giudizio vale anche per lui, per la sua prova, per il suo futuro che può cominciare sabato a Torino, prima del debutto in Champions al cospetto del Celtic. Alla fine forse bisogna credere alla scommessa di Nesta, un altro che conosce alla perfezione l'uomo oltre che il campione. Gli scrive: «Se fai la metà di quello hai già fatto nel Milan...».

Già, basterebbe metà di quello strepitoso Kakà per spingere questo giovane Milan oltre la frontiera. Dietro Kakà visti un paio di giovanotti dal futuro interessante: Vergara (difensore colombiano col numero 33 di Thiago sulla schiena) e Modic. Prendere nota, prego.

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