Milan, stangata e choc Stadio chiuso per cori che nessuno ha sentito

Rossoneri puniti per "discriminazione territoriale". Galliani: "Capita solo in Italia, non c'è giustificazione"

Hanno mandato il Milan al tappeto. Fulminante l'uno-due subito tra domenica notte dalla Juve e lunedì pomeriggio dal bollettino del giudice sportivo: avrebbe steso anche una montagna di muscoli come Mike Tyson! Prima la sconfitta, perentoria, firmata e propiziata da Pirlo, perciò ancor più dolorosa, subita contro la Juve, che ha ricacciato indietro in classifica i rossoneri, poi la chiusura-choc di San Siro per i cori ascoltati a Torino (squalifica valida per Milan-Udinese del prossimo turno dopo la sosta). Attesa invece la stangata riservata a Philip Mexes: 4 turni di squalifica complessivamente, 3 per la prova tv, inevitabile, dopo il pugno sul collo sferrato a Chiellini in area di rigore, episodio sfuggito all'attenzione di arbitro e collaboratori, 1 per la doppia ammonizione rimediata in partita.

Il Milan ne è uscito con molti lividi ma non ha certo perso la bussola né la voglia di dar battaglia. Adriano Galliani, impegnato per molte ore nella riunione di Lega sui diritti tv, ha dettato subito la linea politica: ricorso d'urgenza per la chiusura dello stadio, considerato «un provvedimento scandaloso». Nella nota ufficiale del club, pubblicata sul sito, viene definito «privo di giustificazione». A voce, il vice-presidente vicario del Milan ha rincarato la dose: «Solo in Italia è stata introdotta la squalifica per i cori che tra l'altro a Torino nessuno ha sentito. Mi rivolgerò direttamente ad Abete». Non è finita qui, la battaglia è anzi appena cominciata. E, a fine assemblea, i presidenti di serie A hanno dato mandato a Beretta, il presidente, di fare da sponda al ricorso del club milanista. Un'autentica rivolta, insomma! Il coro, fatto ascoltare anche da Skysport24 ieri sera («Noi non siamo napoletani») non è considerato "espressivo di discriminazione territoriale". Fu infatti ripetuto dai tifosi dell'Inter a margine della partita di Reggio Emilia col Sassuolo e da quelli rossoneri durante Milan-Sampdoria senza provocare alcun provvedimento disciplinare. Cosa hanno sentito allora i collaboratori della procura federale? E qui la vicenda si tinge anche di giallo. I cronisti presenti in tribuna stampa a Torino e i "bordo-campisti" di Sky, schierati a due passi dalle panchine, interpellati in proposito, hanno risposto: «Non abbiamo sentito». La relazione dei collaboratori della procura federale è invece dettagliata: «Prima dell'inizio della gara, al 6° e al 43° del secondo tempo» quindi sentito tre volte, «il coro insultante espressivo di discriminazione territoriale». Ne sapremo qualcosa di più appena, per effetto del ricorso, il referto arriverà sul tavolo dell'avvocato Leandro Cantamessa, legale del Milan. Lo sdegno rossonero, secondo fonti di via Turati, è in parte giustificato dalla distrazione dimostrata dagli stessi collaboratori della procura federale nei confronti di un altro coro, proveniente dalla curva juventina, cui ha fatto seguito anche un appello dell'altoparlante.

Il provvedimento del giudice sportivo - chiusura dello stadio - è, a modo suo, clamoroso. Viene infatti applicata, per la prima volta, la nuova normativa varata all'inizio della stagione in materia di lotta al razzismo. Nello specifico non c'entrano i famosi e famigerati "buuh" riservati ai calciatori di colore: l'anno scorso non risparmiarono Balotelli durante Fiorentina-Milan, ma Tagliavento, l'arbitro, pur sollecitato dall'interessato, fece orecchie da mercante. Sempre il Milan e Balotelli furono il bersaglio dei "buuh" in Milan-Roma, sospesa dall'arbitro Rocchi che fece seguire allo stop anche l'annuncio e la minaccia di sospendere definitivamente la partita. Quest'anno il calcio italiano ha deciso di adottare il pugno di ferro: la prima volta scatta la chiusura della curva incriminata, in caso di recidiva chiusura dello stadio, se si ripetesse ancora è partita persa 0-3 a tavolino. A giudicare dalle abitudini dei tifosi, lo scenario è garantito: giocheremo il campionato a porte chiuse. Perché adesso hanno messo nel mirino i berlusconiani, poi toccherà ad altri. Nel frattempo gli ultrà hanno scelto di partecipare alla battaglia con una serie di striscioni provocatori. Auto-ironici quelli dei napoletani, polemici quelli pubblicati dagli interisti.

Diverso, invece, il

metro adottato dal Milan nei confronti di Mexes e del suo folle gesto: ricorso congelato, per il francese multa in arrivo che sarà, come da regolamento interno, pesante e segreta.

Una differenza che forse deve far riflettere.

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