Il Milan vuole ripetersi ma Niang è di troppo

Montella sogna l'impresa bis dopo Doha. Il francese da indispensabile a scaricato

Il Milan vuole ripetersi ma Niang è di troppo

Al primo punto dell'ordine del giorno del Milan in viaggio verso Torino, la coppa Italia e il terzo incontro ravvicinato con la Juve, c'è l'affare Niang. Ieri l'agente dell'interessato ha fatto trapelare, dopo la cena con Preziosi, il no al trasferimento al Genoa; saltato anche quello verso il Toro di Mihajlovic per l'opposizione granata allo scambio alla pari con Ljajic o Iago Falque; possibile che spunti un trasferimento in Inghilterra ma alla condizione imposta da Galliani (deve arrivare in cambio un calciatore di gradimento).

Piuttosto ciò che fa notizia nella circostanza è il passaggio brusco e inatteso - nel giro di sei mesi - dalla frase simbolo di Montella il giorno della presentazione («mi aspetto molto da Niang») al congedo di ieri scandito da un paio di affermazioni che dicono tutto («all'inizio eravamo strafelici di lui, poi si è fermato. I motivi? Un po' non lo posso dire, un po' faccio finta di non sapere») sull'involuzione del francese, rimasto a casa per trattare del proprio futuro e non convocato.

Di sicuro, in questa scelta tecnica e societaria, ha giocato un ruolo decisivo l'arrivo di Gerard Deulofeu, «talento immenso che conosco molto bene, può giocare a sinistra e anche centravanti, per capirci non è un vice Suso» le parole spese da Montella. Lo spagnolo in prestito dall'Everton è già arruolato e pronto per giocare almeno uno spezzone a Torino.

Il secondo punto all'ordine del giorno è questa terza sfida alla Juve dietro la quale c'è la voglia, inconfessata, di trasformarsi nella «bestia (rosso)nera» dei bianconeri che non pare appassionare Montella, immalinconito dai recenti impietosi numeri (5 punti conquistati nelle ultime 5 partite e in classifica si è passati dal secondo posto al settimo) ma non dalla prova col Napoli. «Dobbiamo portarci dietro la sfrontatezza dimostrata sabato sera, mio compito è agire in modo che non si perda la convinzione» la testimonianza del tecnico che continua a considerare la Juve «quasi imbattibile», anzi si augura che sia rabbiosa dopo Doha («così perde lucidità») ma non dimentica i suoi precedenti felici («qualche volta ho vinto anch'io allo Stadium»).

L'ultimo punto all'ordine del giorno è quel che rimane del paragone Milan di Sacchi-Napoli di Sarri firmato dall'ex capitano Ambrosini, ora commentatore Sky. Montella l'ha smontato così servendo un altro caffè amaro all'ex bancario: «Quel Milan ha rivoluzionato il calcio italiano e vinto tanto in Italia e all'estero, il Napoli attuale ha vinto una coppa Italia con Benitez!».

Alla fine è rimasta solo la curiosità di conoscere le scelte di Montella che può rimettere al centro del suo villaggio Romagnoli (in difesa) e Locatelli (a centrocampo) tirando fuori dagli armadi Zapata al debutto stagionale, chiuso fin qui da Paletta.

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