Un miliardo per ascoltare il «pernacchio» a Higuain

È il pubblico tv per Napoli-Juve col Pipita che torna. De Magistris: "'Ndrangheta nel cuore bianconero"

Un miliardo per ascoltare il «pernacchio» a Higuain

Napoli - Meno due. Ci siamo quasi. È facile comprenderlo, il tam-tam di polemiche e di provocazioni è diventato sempre più frenetico. A Napoli nessuno si è accorto che c'è stata una sosta di campionato, il tempo è stato scandito dai clamori sul nemico storico. I nazionali bianconeri rientrati in anticipo, qualcuno passando attraverso la furbata del cartellino giallo e qualcun altro sventolando problemi personali comodamente risolti in discoteca, hanno tracciato la strada. Poi i rapporti tra la ndrangheta e la Juventus, Sarri che porta via ad Allegri la Panchina d'oro. Tenendo bene a mente la madre di tutte le questioni, che ora s'è fatta incalzante, opprimente: il ritorno di Higuain, la prima volta da traditore al San Paolo, la terza contro il Napoli già affrontato e affondato nei due precedenti match di Torino.

Troppo grande la coltellata inferta in estate, troppo fresco il ricordo dell'andata di coppa Italia, il solito regalo alla Juve dicono i napoletani. Due volte contro in 72 ore, sempre a Fuorigrotta, in centomila tra domenica e mercoledì. I tre giorni del ciuccio, in gioco campionato e finale di Coppa: l'attesa cresce, la febbre sale, farsi un'idea di quanto poco accogliente sarà il benvenuto è facilmente immaginabile. Bastano le parole del sindaco de Magistris: «Peggio Salvini o Higuain? Non saprei, il primo è tra i peggiori politici, per il calciatore saranno i tifosi a parlare. La gente è arrabbiata: lui verrà a Napoli a fare la sua partita ma dovrà accettare fischi e pernacchie. Io mi adeguerò al comportamento dello stadio, lo respingeremo sportivamente, così come politicamente abbiamo fatto con Salvini. Trovo scandaloso il silenzio di certa stampa sull'inchiesta Juve: la ndrangheta nel cuore di quel club è un fatto gravissimo».

Questioni fresche e vecchi rancori, è finito dentro pure l'onorevole Marcello Taglialatela, noto antijuventino, componente della Commissione Antimafia che sta facendo chiarezza sui rapporti tra Juve e ultrà: «L'idea di dimettermi dalla Commissione non mi ha mai sfiorato. Resta il giudizio morale nei confronti di una società alla quale sono stati revocati due scudetti, in Italia pare che indagare sulla Juve sia quasi un reato di lesa maestà. Higuain? Certo che lo fischierò».

Striscioni in città, altri allo stadio: che siano comunque forme di sfottò entro i limiti del consentito si raccomanda il Napoli, che ha invitato i tifosi ad avere un comportamento responsabile. Tutto il popolo azzurro contro l'eroe di ieri, che non ha incassato nemmeno la solidarietà dei suoi colleghi. Paolo Cannavaro, il suo primo capitano nel Napoli oggi al Sassuolo, è andato giù pesante: «Doveva metterci la faccia e non l'ha fatto. È andato via senza una spiegazione manco fosse un ladro». E poi ci sono quelli che hanno acquistato una pagina del Mattino per trasmettere la carica ai calciatori, i social che ci sguazzano alla grande, il club Napoli di New York che si aggiunge alla contestazione contro il Pipita. E sempre da Manhattan sull'argomento si è scomodato addirittura il New York Times.

Umori e malumori in mondovisione, collegati i broadcaster televisivi dei cinque continenti, un miliardo i telespettatori previsti: tutto questo per un pernacchio? Il suo inventore, il mitico Eduardo (ne L'oro di Napoli), se la sarebbe cavata così: «Figlio mio, il pernacchio può essere di testa e di petto, noi li dobbiamo fondere, cioè di cervello e di passione. Il pernacchio che facciamo a questo signore deve fargli capire che tipo di uomo è stato...».

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