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"Mio figlio trafitto davanti a me come in un film dell'orrore"

Parla Gianni Gobbo, padre di Lorenzo, il ciclista vivo per miracolo. L'incidente in Belgio durante i campionati europei juniores e under 23. Nella caduta si è staccato un listello del parquet

"Mio figlio trafitto davanti a me come in un film dell'orrore"

Ieri si è alzato dal letto, e ha camminato fino in bagno. Quindici passi, non di più, che non sono certo rilevanti per la storia dell'umanità come quelli compiuti da Neil Armstrong il 20 luglio del 1969, ma molto pesanti per la famiglia Gobbo e i tanti che hanno a cuore la vita di Lorenzo, questo giovane uomo di soli 17 anni, che venerdì sera è rimasto vittima di una caduta pazzesca sulla pista dell'Eddy Merckx Cycling Centre di Gand, teatro fino a lunedì dei campionati europei giovanili, juniores e under '23. Lorenzo, al momento della caduta, stava correndo la prova dell'Omnium.

Una caduta banale, quanto pazzesca, per la sua dinamica e le gravi conseguenze riportate. Lorenzo, che pesa poco più di sessanta chili, cade sul parquet di Gand e un listello di un metro e mezzo si alza e va a trafiggere come una lancia il quadricipite e il costato del ragazzo, che resta bloccato a terra. «Ho visto qualcosa che non auguro a nessuna madre e padre di dover vedere ci racconta Gianni Gobbo, imprenditore milanese di Lentate sul Seveso, ex corridore dilettante ai tempi di Gianni Bugno, amico di famiglia -. Un figlio bloccato per terra da una lancia di legno che l'ha letteralmente trafitto da parte a parte. Impossibilitato a muoversi, con quegli occhi sbarrati che ti guardano implorando aiuto: una sensazione pazzesca di impotenza. Da impazzire. Nonostante tutto, lui è stato bravissimo, perché non è andato nel panico. Ha mantenuto un grande self-control, aiutando i primi soccorritori, che alla fine sono dovuti intervenire con delle cesoie per tagliare quel maldetto listello e successivamente stabilizzarlo prima di caricarlo sulla barella e trasferirlo all'ospedale Jan Palfijn di Gand, dove Lorenzo è stato immediatamente operato: 3 ore d'intervento, più di 200 punti sul suo corpo. Il vero problema la ferita al polmone, che ci ha preoccupato non poco, ma ora le cose stanno andando per il verso giusto».

Lunedì, quando papà Gianni ha lasciato Gand per rientrare in Italia per motivi di lavoro, l'ha fatto con un peso sul cuore, e un magone che non voleva saperne di lasciarlo respirare. «Non è stata una giornata facile, per Lorenzo ci spiega papà Gianni - perché l'altra mattina i medici hanno dovuto applicargli un drenaggio al polmone e la situazione non è stata delle più semplici. Lasciarlo mi ha pesato molto, anche se con lui è rimasta Alice, mia moglie».

Per fortuna ieri le cose già andavano molto meglio: «Stanotte Lorenzo ha riposato bene, ho parlato con lui e ho sentito il suo respiro finalmente non più affannoso. Sono decisamente più tranquillo, perché l'evoluzione ha preso una deriva positiva. Mi ha raccontato che, nonostante il medico gli consigliasse di non farlo, il ragazzo ha voluto alzarsi per muovere qualche passo e andare in bagno da solo. L'ho detto sin dal primo giorno, ha un carattere davvero da leone».

Poi, come è normale che sia, arriva anche il momento delle domande. «Mi sono tutto ad un tratto catapultato in un film dell'orrore spiega -. Poi, però, dopo aver superato questo incubo, ho cominciato a interrogarmi: come è stato possibile? È una cosa inaudita, mai vista in tanti anni di ciclismo.

È chiaro che adesso la priorità è la salute di Lorenzo, il suo pieno recupero, poi però ci consulteremo e faremo le nostre valutazioni del caso: è bene che certe cose non succedano mai più».

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