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"Il mio Giro a fari spenti. Farò il battitore libero..."

Domani il via da Budapest. Il siciliano: "In Italia manca il ricambio? Calo di vocazioni e costi elevati"

"Il mio Giro a fari spenti. Farò il battitore libero..."

C'è Alejandro Valverde, che di anni ne ha 42, poi c'è anche Domenico Pozzovivo, che a novembre di anni ne compirà 40, ma anche lui, lo Squalo Vincenzo Nibali non è più un ragazzino imberbe e nonostante la voglia di far bene, la carta d'identità lo mette di fronte alla realtà: va verso i 38, dopo una carriera semplicemente strepitosa, costellata da due vittorie al Giro, una al Tour e un'altra alla Vuelta, più varie ed eventuali, che l'hanno portato a vincere anche due Lombardia e una Sanremo.

Vincenzo non è tipo da fare proclami, in particolare prima di un Grande Giro. «Sarà un Giro tutto da vivere e scoprire, anche per me dice il siciliano dell'Astana -. Come sto? Normale, niente di più. Diciamo che speravo in un avvicinamento più semplice e sereno, invece ho dovuto superare bronchiti e tonsilliti: sempre in ricorsa».

Adesso però si parte, domani il via da Budapest, ormai c'è poco da recriminare.

«Vero anche questo, c'è solo da pedalare. Spero solo in una cosa: nel caldo. Del freddo non ne posso proprio più, farò la danza del sole».

Primavera freddina

«Troppo. Avete visto in quanti ci siamo ammalati, e la ragione, molto probabilmente, è solo data dal maltempo. Diciamo che siamo predisposti alla malattia. Veniamo da due anni di mascherine, bolle e isolamento, probabilmente il sistema immunitario si è forse un pochino indebolito».

Sistema immunitario indebolito, ma in gruppo tanti ragazzini appena ventenni fortissimi.

«Per lo spettacolo è tanta roba, per noi corridori di una certa età, un po' meno».

Noi italiani, però, di ragazzini terribili non ne abbiamo

«Il discorso è complesso: si va da un calo di vocazioni a costi sempre più elevati. Il ciclismo è uno sport molto esigente e i ragazzi, forse, preferiscono dedicarsi ad altro. Poi non ci siamo più solo noi, oggi il ciclismo è davvero mondiale: stanno arrivando gli africani. Biniam Girmay, vincitore della Gand-Wevelgem, correrà anche il Giro e, vedrete, non farà la comparsa. Classifica? No, punterà a vincere almeno una tappa».

Per lei sarà il Giro d'Italia numero 11: che tipo di corsa si immagina?

«Sarà una corsa durissima, già dalla prima settimana con l'Etna e poco dopo il Blockhaus. Un Giro duro, ma per quanto mi riguarda da vivere giorno dopo giorno. Avrò un ruolo da battitore libero, e cercherò di essere utile alla causa di Miguel Angel Lopez che è il capitano della Astana».

C'è una tappa che la intriga?

«L'ultima settimana è pazzesca: Aprica e Marmolada tappe molto suggestive».

Cosa chiede a questo Giro?

«Arrivo a questo Giro a fari spenti. Sono anch'io curioso di vedere che Nibali sarò».

Giro a fari spenti, ma tra un anno si vede ancora corridore?

«Chi può dirlo? La passione e il piacere di fare il corridore c'è ancora, ma quello che mi scoccia parecchio è che tutte le volte che salgo in bici mi succede qualcosa e, inevitabilmente, mi viene voglia di segare la bici in due.

Cosa le posso dire? Mi godo questo momento, poi ci penserò».

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