Dall'Armata Rossa all'Armata Rotta. Gioco di parole facile facile, eppure inevitabile per sintetizzare la nazionale russa che si appresta a inaugurare il Mondiale. «Siamo sinceri - ha commentato l'ex nazionale sovietico Alexander Bubnov -, questa è la selezione più modesta che la Russia abbia mai avuto». I numeri non lasciano scampo: gli uomini di Stanislav Cherchesov non vincono una gara dallo scorso ottobre, hanno perso quattro delle ultime sei partite e sono scivolati al 70° posto nel ranking Fifa, facendosi scavalcare anche dall'Arabia Saudita (67ª) e diventando così la nazionale messa peggio in graduatoria tra tutte le 32 partecipanti al Mondiale. Ma il modesto materiale tecnico a disposizione non è l'unica spina del ct, costretto a incassare una serie di defezioni per infortunio che hanno ulteriormente impoverito la rosa. Il ko più grave è stato quello di Aleksandr Kokorin, che ha ridotto al lumicino le già scarse opzioni nel reparto avanzato. Ma da inventare c'è anche la coppia dei centrali di difesa, visto che, dopo il ritiro dei gemelli Berezutski e del totem Ignashevich, i loro sostituti (Viktor Vasin e Georgiy Dzhikiya) si sono entrambi rotti il legamento crociato. Attualmente il reparto arretrato mette i brividi, basti vedere il gol incassato nell'ultima amichevole contro la Turchia: i movimenti difensivi sono da squadra amatoriale. Lacune che conducono all'altro punto dolente, ovvero lo stesso Cherchesov, apparso in confusione per il continuo ruotare uomini e moduli (dalla difesa a tre si è passati a quattro, poi addirittura a cinque) senza ricavare nulla su cui lavorare. Anzi, la mancanza di un progetto tattico definito ha generato critiche in patria, specialmente quando sono stati lasciati in panchina giocatori quali i gemelli Miranchuk e Dzagoev, tra i pochi in grado di regalare spessore tecnico alla squadra.
Esistono insomma tutte le premesse affinché la Russia possa diventare il paese organizzatore la cui nazionale si sia comportata peggio nella storia di un Mondiale. Solo una volta i padroni di casa non riuscirono a superare la fase a gironi: accadde nel 2010, quando il Sudafrica finì terzo nel proprio gruppo. Ma si trattava di una nazionale con un passato ben diverso da quello della Sbornaya. Vero è che, da quando l'Urss si è dissolta per lasciare spazio alla Russia, i tempi d'oro sono svaniti, ma va comunque ricordato che solo dieci anni fa la nazionale russa, all'epoca allenata da Guus Hiddink, arrivò alle semifinali dell'Europeo 2008. Qualcuno ha poi maliziosamente fatto notare che, con l'introduzione del Var, gli uomini di Cherchesov non dovrebbero nemmeno poter godere di quel vento favorevole che tradizionalmente aiuta le squadre di casa ai Mondiali, quantomeno nelle prime fasi del torneo. L'unica spinta possibile può arrivare dal giocare contro tutti i pronostici, nonché contro il pessimismo che regna nell'ambiente. Uno scatto d'orgoglio capace di riportare indietro, almeno per un mese, le lancette del tempo per quei giocatori (Akinfeev, Dzagoev) dal grande futuro ormai alle spalle.
Oppure regalare un salto di qualità alle nuove leve, da Aleksandr Golovin (il migliore dei suoi alla Confederations Cup) ai fratelli Aleksei e Anton Miranchuk, questi ultimi freschi non solo di titolo nazionale con la Lokomotiv Mosca, ma anche di gambe e di idee.
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