"Sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo". Lo dice Alberto Zangrillo, direttore del dipartimento di Anestesia e Terapia Intensiva dell’ospedale San Raffaele, smentendo le voci del decesso del procuratore Mino Raiola.
Lo scorso 12 gennaio l'agente di Zlatan Ibrahimovic, Mario Balotelli, Paul Pogba, solo per citarne alcuni, era stato ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano per sottoporsi ad un intervento chirurgico destando sospetto anche se il suo entourage aveva informato come fosse una cosa programmata. A distanza di pochi mesi dall'operazione e dal ricovero, però, ecco la notizia della sua morte, per la seconda volta, smentita dal suo entourage e dal professor Zangrillo. Le sue condizioni di salute restano però gravissime.
Il personaggio
Raiola nasce il 4 novembre del 1967 in provincia di Salerno, a Nocera Inferiore, da una famiglia originaria di Angri. Fin da subito i suoi familiari decidono di emigrare in Olanda e più precisamente ad Haarlem dove il padre, all'epoca dei fatti meccanico di professione, apre un'attività di ristorazione, dove Mino è impiegato come cameriere. Raiola nel frattempo studia e frequenta per due anni la facoltà di Giurisprudenza senza però completare il suo percorso universitario. Parla correttamente e fluentemente sette lingue: italiano, inglese, tedesco, spagnolo, francese, portoghese e olandese a testimonianza di una grande dialettica.
Raiola inizia a giocare a calcio fin da piccolo ma all'età di 18 anni appende gli scarpini al chiodo e si mette dietro la scrivania. Nel 1987, a soli 20 anni, diventa responsabile del settore giovanile dell'Haarlem e intraprende la carriera imprenditoriale entrando anche nel consiglio degli imprenditori della città olandese in cui si è trasferito. Sempre all'età di 20 anni fonda la "Intermezzo", società di intermediazione finanziaria.
La sua carriera sportiva però continua in maniera inesorabile e diventa così direttore sportivo dell'Haarlem e grazie ad un accordo con il sindacato dei calciatori diventa anche rappresentante all'estero dei giocatori olandesi. Nel 1993 fa da mediatore nella trattativa che porterà in Italia, tra le fila dell'Inter, Dennis Bergkamp e Wim Jonk direttamente dall'Ajax. La vera vocazione di Mino però è la procura sportiva e diventando agente FIFA abbandona tutte le altre attività. Fonda la società Sportman con sede a Montecarlo, ma con uffici di rappresentanza anche in Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Pian piano Raiola inizia ad acquisire credibilità e potere e grazie a questo status inizia ad acquisire maggiore notorietà e dunque anche calciatori famosi.
Raiola è stato spesso criticato, in Italia ma non solo, per il suo atteggiamento molto aggressivo in sede di discussione dei contratti dei suoi assistiti. Celebre fu la cessione di Zlatan Ibrahimovic dall'Inter al Barcellona, per 50 milioni di euro più il cartellino di Samuel Eto'o in favore dei nerazzurri con lui che percepì 1,2 milioni di euro annui, pagati dal Barcellona per cinque anni dal 2009 al 2014.
Il procuratore ha avuto nella sua grandissima scuderia tantissimi calciatori di diverso livello. I più celebri sono stati: Pavel Nedved, Zlatan Ibrahimovic, Earling Braut Haaland, Paul Pogba, Mario Balotelli, Robinho, Marco Verratti, Gigio Donnarumma, Henrik Mkhitaryan dal Borussia Dortmund e Matthijs de Ligt solo per citarne alcuni. Nel 2020 Forbes lo ha inserito al quarto posto al mondo tra i procuratori con un fatturato da capogiro da 84,7 milioni di dollari avendo chiuso affari per 847,7 milioni di dollari.
Le grandi battaglie con i club
Raiola è stato un personaggio che ha spesso seminato il panico tra i grandi club italiani ed europei e ne sanno qualcosa Inter, Juventus ma soprattutto il Milan. Il caso più emblematico e recente è stato quello di Gianluigi Donnarumma arrivato a scadenza di contratto con il club rossonero per poi passare a parametro zero al Psg scatenando l'ira dei tifosi del Diavolo ma l'indiffirenza della dirigenza di via Aldo Rossi. Con l'Inter ebbe quache problema di troppo con Mario Balotelli e Zlatan Ibrahimovic ma dopo un piccolo embargo durato per qualche stagione tra le fila dei nerazzurri ha assistito Denzel Dumfries, Stefan de Vrij e Andrea Pinamonti.
"Mafioso", "Pizzaiolo" e l'insulto di Ibra
In tanti, tra i tifosi, l'hanno sempre descritto con termini forti da "mafioso" a "pizzaiolo" anche se lui stesso ha sempre tenuto a precisare di non aver mai fatto il pizzaiolo. Il suo assistito e grande amico Zlatan Ibrahimovic nella sua autobiografia l'ha definito in maniera scherzoso: "meraviglioso ciccione idiota". Lo svedese è stato di certo l'assistito più longevo e forse più importante avuto nella sua scuderia. I due si conobbero nel 2003, quando Zlatan aveva 22 anni, e in questi quasi 20 anni i due ne hanno completati di trasferimenti milionari.
E pensare che all'inizio Zlatan Ibrahimovic non si fidava di quello che poi sarebbe stato il suo futuro agente dato che non gli piaceva. Raiola, che all'epoca curava gli interessi del brasiliano Maxwell, ex Psg, Inter e Barcellona, si presentò con jeans, maglietta bianca a maniche corte e una forma fisica non impeccabile. Ibrahimovic ne rimase impressionato, in negativo ovviamente ma all'abile procuratore bastarono poche parole per conquistare il cuore e la procura dello svedese.
Le frasi celebri e pungenti di Raiola
Raiola ha sempre avuto una grande dialettica e nel corso degli anni ha sempre regalato alcune massime, sempre pungenti: "In Italia, dove c’è la voglia di qualcuno c’è sempre l’ostruzione di qualcun altro", "In Italia dovrei fare il procuratore dei politici, con quelli che passano da destra a sinistra ci farei i miliardi", "Più mi metti i bastoni tra le ruote e più mi diverto", "In Italia non si vive per costruire, si vive per demolire", "Io sono un supercapitalista. Il supercapitalista vuole tutti più ricchi. E io sono così. Io voglio che diventano tutti ricchi nel calcio, così posso offrire grandi contratti a grandi giocatori, il sistema diventa più ricco, diritti tv più ricchi, tutti più ricchi" solo per citarne alcune.
E ancora: "Alla fine io sto parlando del mio sport, del mio lavoro, della mia industria, se tu migliori il Paese, migliori tutto. Perché il calcio è uno specchio del Paese, lo è sempre stato". Parlando invece di Zlatan Ibrahimovic: "Zlatan somiglia a Brad Pitt quando interpreta Benjamin Button, l’uomo che ringiovanisce giorno dopo giorno. Ha un’energia incredibile, migliora col tempo. E quando può va a fare pure caccia estrema. È disumano, nel senso che fa cose che gli umani neanche s’immaginano"
Parlando di Gigio Donnarumma, invece, prima del suo addio al Milan disse: "Gianluigi Donnarumma lo paragono a un Modigliani. Vale 170 milioni. Ha un grande avvenire, è un ragazzo straordinario e si fa ben volere da tutti. È già un piccolo campione, ma potrà diventare un grande campione. È facile fare il contratto a Donnarumma, è più difficile consigliarlo bene per il futuro… Se oggi faccio il contratto a Donnarumma per una società in declino totale, che faccio, mi sparo? Io a Gigi devo dargli l’assoluta certezza che lui sta in un club di un certo spessore o che se non è di un certo spessore, sappiamo che non è di un certo spessore e scegliamo di esserci o no di un altro suo assistito, invece, Paul Pogba disse. "Il prezzo di Pogba lo ha fatto Florentino Pérez, acquistando Gareth Bale per cento milioni. A questo punto, Pogba vale almeno il doppio. Non sono io, sia chiaro, che faccio la valutazione: è stato il Real Madrid e la legge del mercato a dire che Pogba oggi vale duecento milioni
Su Inter e Milan quando ancora appartenevano rispettivamente a Eric Thohir e Yonghong Li disse: "Come vedo questi cinesi del Milan? Non mi fido. Uno che va dal notaio e dà la caparra per la casa e fa il rogito, e alla fine il rogito è finito e non si va a prendere la casa, è una cosa molto strana, perché uno quando fa il rogito vuol prendere possesso della casa. Mi sa molto di speculazione. Con Thohir lo avevo detto: “Non è niente, è lì per rivendere l’inter o portarla in borsa". Su Balotelli, invece, raccontò come fu Ibrahimovic a segnalarglielo: "Un giorno mi chiama Zlatan e mi dice: qui all’Inter c’è un fenomeno, è un ragazzo di colore, con la palla fa quello che vuole, devi venire a vederlo. Andai e conobbi Mario.
Gli parlai. Dopo due anni mi telefonò e mi disse che mi voleva come procuratore. Mi chiedete se oggi è contento? Così e così. Ma su di lui c’è un piano: gli ho promesso che diventerà tre volte Pallone d’oro e lui si fida di me".
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