Mou fa la storia di Roma e riporta l'Italia in Europa con il tocco di Zaniolo

L'azzurro decide una finale di sofferenza con il Feyenoord: primo trionfo giallorosso

Mou fa la storia di Roma e riporta l'Italia in Europa con il tocco di Zaniolo

Da Mourinho a Mourinho, dodici anni dopo. Un Mourinho vincente al primo colpo. Rieccolo lo Special One che fa incetta di trofei (da ieri sono 21): aveva accettato un anno fa la scommessa propostagli dalla Roma e dai Friedkin, alla prima finale con i giallorossi ha fatto subito centro. Nessuno come lui può vantare un successo in tutte le competizioni create dal massimo organismo continentale, comprese le defunte Coppa delle Coppe e Uefa. A Trigoria si toglie così un po' di polvere dalla bacheca, intonsa da 14 anni e dalla Coppa Italia vinta da Spalletti, e fa spazio a un altro riconoscimento, la neonata Conference League, a 61 anni di distanza dall'ultimo trionfo europeo. «È un punto di partenza, la Roma può ancora crescere», così il patron americano Dan Friedkin prima della gara. «Comunque vada, il bilancio sarà positivo», le parole di Mourinho alla vigilia. Che ha costruito questa vittoria con un ritiro «monacale» a Trigoria imposto a sé e al suo staff nei cinque giorni di avvicinamento alla finale. «Solo vincendo saremo nella storia», il messaggio di sprone del tecnico lusitano. E la storia l'ha scritta proprio lui.

Come il gol di Nicolò Zaniolo, croce e delizia del popolo giallorosso. La fase conclusiva della Conference League lo ha visto protagonista: le tre reti al Bodo per scacciare finalmente l'incubo della serata norvegese nel girone, quella di ieri al Feyenoord per sancire una vittoria mai così attesa. Il suo futuro a Roma è tutto da scrivere: il general manager Tiago Pinto sembra non volerne più parlare anche se non ha nascosto che potrebbe non essere più in giallorosso, Josè Mourinho in passato gli ha molto esplicitamente suggerito di iniziare a guardarsi intorno, soprattutto verso l'estero. Chissà che questo gol pesante non lo riavvicini a Trigoria più di quanto non dica radiomercato. Un gol che lo mette dietro solo a Del Piero: il 29 maggio 1997 il bianconero segnò nella finale di Champions poi persa con il Borussia Dortmund a 22 anni e 200 giorni, il romanista mette il suo sigillo in un atto conclusivo di Coppa a 22 anni e 327 giorni. «Dedico la rete alla mia famiglia, era un sogno che avevo da bambino», così il 22 romanista.

La sfida si gioca di fatto su due campi: l'Arena Kombetare di Tirana e l'Olimpico di Roma, dove i tifosi si godono lo spettacolo su sei maxischermi. E i giocatori avvertono all'inizio l'inevitabile tensione di un appuntamento così importante. Tanto che la truppa di Mou soffre l'intensità di gioco e il pressing degli olandesi e fatica a ripartire. Perso Mhkitaryan dopo 17 minuti (aveva provato a forzare dopo un mese di infortunio), alla prima occasione Zaniolo capitalizza bene l'assist di Mancini, con il portiere Bijlow che sbaglia la linea di uscita. Il Feyenoord chiama agli straordinari Rui Patricio a inizio ripresa con due parate da favola su Til (dopo il palo colpito da Trauner) e Malacia.

Il resto lo fa la difesa granitica guidata dal sontuoso Smalling, il sacrificio di Abraham (per una notte al servizio della squadra), i cambi di Mourinho - uno,

Veretout, avrà una buona occasione così come capitan Pellegrini, il primo romano ad alzare una coppa europea con la maglia giallorossa -. La festa può cominciare a Tirana e a Roma. Con Mourinho sempre più leggenda del club.

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