Matteo Basile
Se tu fai il nome di Josè Mourinho, sempre, a un tifoso interista si illuminano gli occhi. Se tu fai il nome di Luciano Spalletti, oggi, a un tifoso interista si storcerà il naso. Va da sé. Il portoghese è l'eroe del triplete, l'uomo che è stato capace di riportare l'Inter sul tetto d'Europa. E poco importa se dopo la notte della Champions lasciò l'Inter per andare al Real Madrid tradendo la causa nerazzurra. Lui è l'idolo, è lo special one, è quello che evoca il dolce sapore della vittoria. Spalletti è quello che sì, ha fatto bene, sì, è bravo, sì, è pure simpatico, ma che solo un paio di settimane fa è stato l'allenatore protagonista di un'eliminazione dalla Champions quando bastava davvero pochissimo per arrivare almeno agli ottavi. E poco importa che, piaccia o meno, sia stato proprio lui a riportare l'Inter nell'Europa che conta. Tutto ciò basta e avanza per dar vita alla suggestione natalizia.
Già perché il paese pallonaro è piccolo e le voci corrono. Spalletti in bilico, Mourinho appena liberato dal Manchester United. Ce n'è abbastanza per lanciare la candidatura di Josè al ritorno sulla panchina dell'Inter. Ma a chi gioverebbe un Mourinho bis? A lui, senza dubbio, al di là delle classiche retoriche da minestra riscaldata. Negli ultimi anni tra mezze imprese, slogan, immancabili proclami, esoneri e fallimenti, oltre all'etichetta di allenatore speciale il buon Josè ha incassato anche quella di bollito. Vero o no, è certo anche che un posto lui lo troverebbe comunque.
Ed è innegabile pure che in molti nella Milano nerazzurra gli stenderebbero tappeti e suonerebbero campane a festa al suo arrivo. I tifosi in primis, perché a loro le difficoltà tecniche e gestionali non importano. Eh sì perché Josè non è solo super. È un accentratore, è uno che divide, l'ambiente ma anche lo spogliatoio, vedi caso Pogba, il più talentuoso del suo United ma relegato in panchina. È uno che chiede tutto ai suoi, anche l'anima, e che può vincere solo e soltanto se viene seguito senza se e senza ma. E ci vogliono giocatori scelti da lui, il che significa investire pesantemente sul mercato, alla faccia del fair play finanziario. Ed è un provocatore, uno che a livello societario non è facile da gestire e tenere a bada.
Ma Josè è pur sempre Josè.
Uomo dall'ego e dalla personalità smisurata che in fondo farebbe bene al nostro calcio. Al netto dei suoi eccessi e nonostante i suoi scivoloni. Chissà, intanto per ora basta la suggestione per accendere il Natale nerazzurro. Tra scongiuri spallettiani e speranze in salsa portoghese dei tifosi.
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