Mr Bee al contrattacco "Nessun rischio per l'operazione Milan"

"Non conosco Baroni e non c'entra con le mie trattative" Galliani su Paletta e la bancarotta: "Questione bizzarra"

Mr Bee al contrattacco "Nessun rischio per l'operazione Milan"

MilanoAdesso è ufficiale. Il polverone, alzato dalle gazzette della procura di Milano, sul filone d'inchiesta diritti tv del calcio italiano è arrivato anche a Bangkok, in Thailandia quindi, residenza di mister Bee Taechaubol, l'uomo d'affari interessato all'acquisto del 48% delle azioni del Milan e in trattativa da mesi con la Fininvest. Già, perché l'arresto del fiscalista Andrea Baroni è stato accostato al magnate asiatico con ricadute catastrofiche sull'affare, e cioè la possibilità che uno scenario del genere possa addirittura far saltare la trattativa. Non solo. Ma è stato attribuito all'ufficio dei pm milanesi il dispetto per uno scenario del genere (mancata firma del contratto) provocato dalla fuga di notizie. A questo punto, nonostante il disorientamento per quello che sta succedendo sui giornali e nei corridoi dei palazzi di Giustizia italiani, i consulenti di mister Bee, previa consultazione telefonica e via mail con il diretto interessato, hanno vergato una nota per far sapere due notizie di non secondaria importanza. E cioè: 1) «Andrea Baroni non ha alcun ruolo nella trattativa in corso riferita alle azioni del Milan»; 2) la trattativa stessa sta proseguendo «secondo quanto concordato» durante l'ultimo incontro tra l'uomo d'affari thailandese e il presidente Silvio Berlusconi. In calce al comunicato, mister Bee è stato ancora più risoluto: «Non ho mai avuto occasione di conoscere Andrea Baroni e ribadendo l'assoluta correttezza dei miei comportamenti valuterò coi legali le azioni più opportune a mia tutela». Il dossier dei ritagli stampa di questi giorni è finito anche sul tavolo dei legali della Fininvest. Scontata la spiegazione: qualora davvero, ma non ci sono al momento timori, la trattativa dovesse saltare, un'azione civile per danni diventerebbe inevitabile.

Storia diversa ma d'identico sapore è quella proveniente invece dalla procura di Parma che ha indagato per concorso in bancarotta fraudolenta Adriano Galliani, ad del Milan, per l'acquisto di Paletta, giudicando il prezzo convenuto tra le parti, 2,5 milioni, al di sotto della valutazione (?) del mercato, come se in materia esistessero delle tabelle approvate da una qualche autorità. Il dirigente milanista, per commentare la questione, ha usato un eufemismo: l'ha definita «un po' bizzarra». Articolando poi la sua posizione così: "Siamo stati l'unico club che ha versato soldi nelle casse del Parma in quel mercato". A leggere i dettagli dell'operazione, c'è molto di più. E dalla bizzarria bisognerebbe passare alla fantascienza. Perché in quella sessione di mercato a Paletta s'interessò prima la Roma proponendo il prestito gratuito del difensore: i dirigenti del Parma non accettarono. Poi - a causa di una serie di infortuni toccati ai difensori - fu il Milan a chiedere la cessione di Paletta e nella complessa operazione il Parma, oltre a beneficiare dalla somma pattuita, 2,5 milioni appunto, ottenne altri due clamorosi sconti. Paletta rinunciò al credito costituito da 7 stipendi non ancora riscossi. E di questo passaggio della trattativa c'è traccia, ufficiale, nella deposizione resa dallo stesso Paletta l'11 agosto scorso, in tempi non sospetti perciò, agli inviati della procura federale che lo interrogarono proprio sull'argomento. Sempre in quella occasione i suoi procuratori "abbonarono" al club in dissesto le provvigioni accumulate durante le precedenti sessioni di mercato per un ammontare di 1,7 milioni di euro.

Perciò, a far di conto, la cessione di Paletta fruttò al bilancio del club una cifra complessiva di quasi 5 milioni di euro. Di qui la battuta circolata ieri a Parma: invece di indagarlo, a Galliani dovrebbero conferire il parmigianino d'oro!

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