Roma - Vittoria nel derby (meritata) e sorpasso ai cugini in classifica. Il delitto perfetto della Roma arriva dopo un derby intenso ma non spettacolare. Il quinto squillo consecutivo (sesto se si considera anche il successo sul Chelsea in Champions) della truppa di Di Francesco fa salire le quotazioni giallorosse nel borsino del campionato. E attesta uno degli assiomi di questo torneo a doppia velocità: la corsa per i posti di vertice si deciderà nelle sfide dirette tra le 5-6 squadre che stanno viaggiando a un ritmo indiavolato.
Il pressing alto della Roma che spezza il gioco degli avversari, incapaci di ripartire e mostrare il gioco che l'ha portata così in alto in classifica, gli episodi favorevoli per i giallorossi (in particolare i due errori grossolani di Bastos, il primo sul fallo da rigore che fa svoltare il match), la condizione non ottimale degli uomini chiave di Inzaghi sono gli elementi che fanno la differenza. Il resto lo fa Nainggolan, che gioca il derby pur con una lesione rimediata in Nazionale: splendido il colpo da biliardo che "ammazza" il match dopo dieci minuti della ripresa ma in generale una prestazione da Ninja («supereroe», lo definirà Di Francesco) che agevola il lavoro della squadra romanista. La Lazio inizia a giocare la partita troppo tardi, ovvero quando capisce di averla già persa. Immobile salva la sua serata con il rigore, "regalato" dal tocco di braccio di Manolas (scovato con il primo Var stagionale all'Olimpico), che sigla il 15° centro stagionale, ma l'assenza dei suoi soliti scatti evidenzia la condizione imperfetta dell'attaccante. Milinkovic-Savic (stanco per la lunga trasferta con la Serbia in Corea) e Luis Alberto girano a vuoto anche per l'abilità dei romanisti in chiave tattica, la cui interpretazione della gara si rivela eccellente. «Sono soddisfatto e orgoglioso di questa vittoria, vogliamo stare in alto, ma non parliamo di scudetto», il messaggio di Di Francesco.
Da brividi l'omaggio iniziale dello stadio a Gabriele Sandri, con la famiglia commossa in campo ad accogliere gli applausi in ricordo del tifoso laziale morto dieci anni fa. Primo tempo giocato con grande intensità in mezzo al campo ma di giocate reali e pericoli veri non se ne vedono: un gol di Immobile dopo 90 secondi annullato giustamente per fuorigioco e una parata a terra di Strakosha su una zuccata di Dzeko sono le uniche emozioni dei primi 45 minuti. Nessuna delle due osava e questo rischiava di fare il gioco della Lazio, mai così sotto ritmo negli ultimi tempi. Meglio la ripresa con gli errori di Bastos che prima commette un inutile fallo da rigore su Kolarov, poi perde un pallone nell'azione che manda in gol Nainggolan. «Il derby nove volte su dieci si decide per errori individuali e noi li abbiamo commessi, è stato giusto perderlo», così Inzaghi, che ferma la sua serie positiva di 10 successi di fila. Perotti sigla su rigore il suo terzo gol alla Lazio e il terzo personale nelle ultime quattro partite, il belga torna a segnare dopo oltre due mesi.
I biancocelesti faticano a riprendersi, l'ingresso di Nani è improduttivo, quello di Lukaku regala almeno un po' di vivacità sulla fascia sinistra. E anche quando arriva il rigore di Immobile che potrebbe cambiare il volto della gara, i biancocelesti non hanno la forza per affondare.
Il tiro dal limite di Parolo, fiacco e impreciso, è il segnale della resa. Il percorso laziale non cambia, l'obiettivo è sempre quello di rimanere agganciati alle prime; la Roma può alzare l'asticella continuando la sua corsa a fari spenti.
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