Napoli, una carica Real Reina, Albiol e Callejon: «A Madrid si vince così»

I tre spagnoli guidano gli azzurri all'impresa: «Il Bernabeu è bellissimo, nessuna soggezione»

Napoli, una carica Real Reina, Albiol e Callejon: «A Madrid si vince così»

Napoli I tre spagnoli del Napoli conoscono il Bernabeu, il tempio del calcio mondiale, unico nel trasmettere fascino e incutere timore. Reina ci ha messo piede da avversario con il Barcellona, Callejon e Albiol invece quella maglia blanca l'hanno indossata, giocando, segnando e vincendo. Benitez ha riunito il trio in azzurro, dando alla squadra una spina dorsale che resiste tuttora. Campioni in campo, trascinatori fuori, soprattutto il portiere, autentico faro dello spogliatoio, uno che non ha paura del Real: «Lo stadio può mettere soggezione però è bellissimo recitare lì dentro. A noi calciatori piacciono palcoscenici del genere, meritano rispetto. E lo danno anche. Io sono stato trattato sempre bene dai madridisti».

Istruzioni per l'uso: in che modo comportarsi e cosa dire ai propri compagni per metabolizzare l'effetto dei 90mila. Reina sa come si fa: «Primo: ricordarsi in ogni istante che l'avversario si chiama Real. Secondo: giocare come sappiamo. O almeno provarci. Senza snaturare le nostre caratteristiche di gioco. Terzo: non perdere la testa nei momenti difficili». Il quarto comandamento potrebbe essere: superare in fretta l'effetto Bernabeu e calarsi immediatamente nel clima partita.

A parte i tre spagnoli, nessuno degli azzurri ha mai giocato a Madrid: forse per smorzare la tensione che inevitabilmente sale, Sarri per il momento ha annullato la rifinitura di questa sera. Ci si allena stamane a Castelvolturno, poi volo charter per la Spagna e direttamente in albergo, accolti nientemeno che da Maradona, sbarcato ieri pomeriggio, ospite del Napoli al Mirasierra. «Non vogliamo deludere né lui né i 10mila che ci daranno un grande supporto, l'attesa della città in questi giorni mi ha fatto capire che per la nostra gente il calcio è una religione». Parole da leader, Napoli gli è entrata nel cuore, ci ha trasferito la famiglia riducendosi l'ingaggio di oltre un milione. Come Callejon che sotto il Vesuvio ha fatto nascere due bambine, e che sogna l'impresa. Però sa tenere i piedi ben piantati a terra, il torero con la faccia da calciatore è un tipo equilibrato, non a caso è lui l'ago della bilancia tattica. Con Sarri come con Benitez. Due anni di Real non si dimenticano facilmente. «Ognuno di noi vorrebbe affrontare sempre avversari così forti, sapevo che prima o poi sarei tornato a casa mia, chissà se capita troppo presto. Ma va bene lo stesso, il Real è il Real, il Napoli è un gruppo solido che vuole continuare a crescere e stupire. Madrid è il nostro grande esame a livello europeo. Il fattore campo potrebbe essere decisivo, il Bernabeu mette soggezione ma il San Paolo è incredibile».

E poi c'è Albiol, uno della vecchia guardia dei galacticos, quattro stagioni tra i bianchi e nel frattempo un titolo europeo e uno mondiale. «La pressione sarà dalla loro parte perché sono la squadra più forte del mondo e in casa hanno l'obbligo di vincere sempre. Dovremo tenere gli occhi bassi sul pallone senza lasciarci intimidire dall'ambiente che ci circonda. Servono due partite perfette per fare il capolavoro, una a Madrid e un'altra al San Paolo».

Il resto è routine di vigilia napoletana, ore e ore al video per studiare mosse e

contromosse, il solito dubbio tra il difensivismo di Allan e l'intraprendenza di Zielinski, la conferma dei tre piccoletti in attacco. Rispetto, non paura e un pizzico di sana follia. Ci vuole il miglior Napoli della storia.

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