Pur di sollevare al cielo una Champions League ci si aggrappa a tutto, persino alla fede. Il calcio sarà pure la più importante religione laica di questo terzo millennio, ma c'è chi in casa Real non disdegna le letture sacre in vista della sfida di sabato contro la Juve a Cardiff. È il caso del portiere Keylor Navas, protagonista di un campionato da montagne russe: prima indispensabile, poi ferro vecchio da rottamare e da un mese a questa parte nuovamente elemento imprescindibile nell'undici di Zidane. Il guardiano del Costarica sostiene di aver tenuto (almeno fino a ora) a distanza di sicurezza David de Gea affidandosi alla Bibbia. «Sono sempre stato molto religioso - ammette - ma quando alcune cose nella mia vita professionale hanno iniziato a non funzionare più, mi sono affidato a Dio. La Bibbia mi regala la forza di affrontare qualsiasi ostacolo a testa alta. Compresa la partita di sabato».
Anche Pepe, veterano merengues, sostiene di avere una copia della Bibbia sul comodino, e di «leggere qualche passo tutte le sere prima di andare a dormire». Il centrale portoghese di origini brasiliane è ormai ai titoli di coda. Era rientrato nel derby con l'Atletico, trovando persino il gol, salvo poi rompersi due costole in uno scontro fortuito con Benzema. Ha una voglia matta di misurarsi con la Juve, fisicamente ora è a posto, ma non gode della fiducia di Zidane e neppure della stima della società, che non gli ha rinnovato il contratto. Dal primo luglio lascerà Madrid per strappare l'ultimo ingaggio milionario della sua carriera in Cina (anche se l'Inter resta alla finestra). «Prima però vorrei salutare a modo mio i tifosi e la squadra nella quale ho dato l'anima per dieci anni. Sto pregando anche per questo», ammette candidamente. Zizou però non sembra affatto intenerito, e quando l'altro ieri parlava apertamente di «qualcuno che purtroppo dovrà accontentarsi della tribuna» si riferiva proprio al 34enne lusitano, scavalcato nelle gerarchie in campo da Varane e in panchina da Nacho Fernandez.
Ad animare l'attesa della finale ci ha pensato Cristiano Ronaldo, che in un'intervista alla stampa spagnola ha inviato due messaggi.
Il primo alla Juve: «Siamo la squadra favorita. Siamo i migliori, e non è una questione di mancanza di umiltà». Il secondo ai tifosi: «Essere fischiato al Bernabeu non mi ha fatto piacere. Ho pazienza, ma a Manchester non sarebbe mai accaduto».
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