Nel «derby» di famiglia il panettone amaro è solo per Pippo Inzaghi

La squadra di Simone vince coi calci piazzatiSempre più nei guai i rossoblu del fratello

Roberto Gotta

Bologna Una grande giornata per la Lazio che allunga sul Milan, una giornata indecifrabile per Simone Inzaghi, che nel primo confronto a livello senior scava un altro po' di fossa professionale al fratello Pippo, progressivamente ammutolito di fronte all'ennesima prestazione del suo Bologna. Che a palla in movimento non ha fatto abbastanza per non perdere - non per vincere, non sia mai - grazie alla sua organizzazione difensiva ma ha lasciato squarci su due calci piazzati, che finora sul piano difensivo erano stati uno dei punti di forza. Non è però la prima volta che la Lazio utilizza corner e punizioni per mettere nero su bianco il suo dominio: ieri 71% di possesso palla nel primo tempo e 62% finale e la costante sensazione di agio e comodità, con Lucas Leiva a vigilare nei momenti in cui Correa e Milinkovic-Savic si sono aggiunti a Marusic e Lulic nel portare pressione e parità numerica a un Bologna completamente chiuso indietro.

Una qualità nettamente superiore, quella della Lazio, grazie alla scelta di Simone Inzaghi di mantenere il 3-5-2, dopo le perplessità recenti, ma incrementando il valore specifico dei piedi di alcuni interpreti: ne è nata una ragnatela che ha richiesto pazienza anche agli spettatori, data l'abnegazione con cui i centrocampisti del Bologna hanno cercato di chiudere gli spazi sulla tre quarti, arrivando anche a contrastare le cosiddette seconde palle. Un Bologna che però, come contro il Milan, ha giocato come se dovesse proteggere un vantaggio, e invece in tutto il campionato si è trovato in una situazione del genere solo in 179 minuti su 1620: tanti uomini dietro la palla e la speranza di ottenere qualcosa in ripartenze, che però rarissimamente hanno prodotto occasioni anche solo decenti, e anche stavolta sono stati sprecati i pochi calci d'angolo e le poche punizioni nei pressi dell'area, sperpero ancora più grave se hai un centravanti, Santander, che in certe circostanze può dare il meglio di sé.

La qualità, è evidente, è bassa, e le colpe di Pippo Inzaghi, alla vigilia di trasferte difficili come quella di Napoli e Ferrara, sono quelle di non aver saputo ottenere il 110% da un gruppo modesto e che ha ormai perso Destro, che senza Palacio non riesce a creare opportunità a difesa schierata e che in campo ha visto un Owkonkwo immaturo nelle rare occasioni in cui ha potuto gestire palla con un minimo spazio per accelerare.

È ormai da inizio stagione che si leva un fremito all'ingresso in campo di Orsolini, dotato di passo diverso ma raramente titolare, e crescono i mormorii di fronte alla gestione della palla, con Nagy - anche ieri in campo al posto di Pulgar - che ha provato a proporsi per ricevere palloni dai suoi difensori ma troppo spesso è stato circondato e abbandonato, nonostante un Poli stremato per i chilometri percorsi con e senza palla.

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