Nessun rigore inesistente può giustificare il teppismo da spogliatoio

di Tony Damascelli

S pogliatoio devastato, divelte alcune insegne della Juventus, spaccata una lampada, distrutte una sedia e una porta, altri schizzi vari. Stavolta non sono stati i tifosi, gli ultras, i black bloc. Stavolta sono stati alcuni calciatori del Milan. Del Milan, ripeto, di un club che ha fatto la storia e non la cronaca del nostro calcio, una società che Silvio Berlusconi ha costruito con un'immagine chiara, potente, prepotente anche, ma di assoluta correttezza, al di là della passione esasperata ma civile di Adriano Galliani. Ebbene è bastato un calcio di rigore, legittimo ma ingiusto, per scatenare, non la rabbia, ma l'inciviltà, la maleducazione di alcuni professionisti rossoneri che dimenticano di vestire una maglia gloriosa, di avere, dunque, responsabilità pesanti. Sono gli stessi che portano la mano alla bocca per nascondere parole di chissà quale gravità ma poi scaricano la loro villania con atti che nulla hanno a che fare con lo sport. Il Milan non dovrebbe pagare un solo centesimo dei danni arrecati allo stanzone dello Juventus stadium, se ne devono fare carico i responsabili, facciano un passo avanti, mettano la faccia così come ha fatto, con atto unico, inedito per il mondo del calcio, Vincenzo Montella, primo allenatore-dirigente a presentarsi, dopo una sconfitta determinata in un modo esplosivo, con queste parole: Chiedo scusa. Montella ha chiesto scusa, lui sì, perché è un uomo, prima di essere un allenatore e lo ha ribadito quando i fumi erano nerissimi, a differenza del suo sodale Stefano Pioli che aveva scaricato rabbia e critiche nell'immediato della sfida con la Juventus.

Vedere Adriano Galliani scendere in campo per trattenere alcuni scalmanati dei suoi dipendenti è stato un altro segnale che la situazione era tracimata, così come il no comment del club significa che il fatto è avvenuto e non si può aggiungere altro. Ora non sarà importante soltanto il rapporto degli arbitri o del delegato Lega, ma sarebbe interessante ascoltare l'intervento di Damiano Tommasi, così solerte quando si tratta di altri argomenti, ma mai presente quando i suoi colleghi, iscritti al sindacato, assumono comportamenti rissosi con gli arbitri e, stavolta, addirittura contro la proprietà altrui. Il Milan non può essere macchiato dalla delinquenza di pochi ragazzotti, ben pagati e sempre protetti. Deve difendere la propria immagine contro gli arbitri mediocri ma anche contro chi viola le regole della società. Lo sa Silvio Berlusconi e lo sa anche Adriano Galliani.

Perdere una partita, anche in modo impossibile da accettare, non autorizza nessuna reazione violenta e vigliacca, soprattutto quando si rappresenta una società così illustre. L'alibi ignorante dei circensi è sempre lo stesso: certe cose finiscono sul campo. Bugiardi e incivili.

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