Le Grand-Bornand È un bel giallo, nel senso che il Tour mantiene ancora tutti con il fiato sospeso, senza ancora una traccia, un elemento o un indizio che possa aiutare a capire come sarà il finale, nonostante l'inizio sia già lontano.
È un bel giallo, nel senso che il belga Greg Van Avermaet non solo ha difeso la sua maglia gialla, ma ha incrementato il proprio vantaggio, andando all'attacco: la miglior difesa. Temeva di essere impallinato, di dover pagare sulle prime salite alpine, e non ha avuto scelta: evadere fin dal mattino con Peter Sagan, Alaphilippe e altri temerari per provare a lottare, guadagnare spazio e terreno soprattutto sugli uomini Sky, che al momento hanno Geraint Thomas, il gallese, a soli 43. Così ha deciso di buttare il cuore oltre l'ostacolo e provare a superarsi, lui che ha un peso da gladiatore, adatto più alle pietre, che alle montagne. Ma Greg, oro a Rio, è un campione e come tale si comporta, anche su terreni non suoi. «Se restavo lì in gruppo ero spacciato ha detto la maglia gialla -, se volevo sperare di resistere ancora un giorno sapevo che avrei dovuto provare da lontano, e così ho fatto».
Da lontano ci ha provato anche il francesino Julian Alaphilippe, 26 anni, al suo primo successo sulle strade del Tour, portando a termine una fuga da lontano, che gli ha portato in dote anche la maglia a pois di miglior scalatore. Scatenato sia in salita che in discesa; ha avuto la meglio su Ion Izagirre, Rein Taaramäe, Greg Van Avermaet e Serge Pauwels.
Il ritmo del Team Sky ha impedito grandi attacchi (ci ha provato solo Daniel Martin in vista dell'ultimo GPM); tra i big l'unico ad aver pagato dazio è stato il povero Rigoberto Uran, ancora dolorante dopo la caduta di domenica sul pavè, ha perso 2'36.
Altro giro, altra corsa, altro regalo: sempre che ci facciano il regalo di farci vedere qualcosa. Non siamo al luna park, ma si spera che qualcosa giri e, soprattutto, ci facciano divertire. Vincenzo Nibali non ci lascia grandi speranze. Dopo il traguardo si lascia andare a qualche riflessione in libertà.
«È successo poco perché l'andatura è stata troppo elevata, soprattutto nelle ultime due salite ha spiegato lo Squalo -. Sky ha prodotto un ritmo indiavolato ed è stato quasi impossibile mettere il naso fuori. Tappa noiosa? Penso che da casa non si siano assolutamente divertiti, ma questo è purtroppo il ciclismo moderno: fatto di precisione e metodica. Siamo tutti livellati: è difficile vedere azioni di forza».
E poi ancora: «Fateci caso: quando succede qualcosa è perché qualcuno di noi è stato male, ha commesso un errore, ha sbagliato la preparazione, ha avuto un problema in corsa o magari non ha recuperato bene nella notte. Sarà sempre più difficile fare differenze. Certo, in un Grande Giro di tre settimane, quando sopraggiunge la fatica, può darsi che qualcosa possa succedere, ma sarà sempre meno frequente. Anche a me dicono che si annoiano, e io non so dare torto ai tanti appassionati che ci seguono. Questo sport sta diventando come la F1, le differenze sono minime, impercettibili».
Nibali è tranquillo e sereno, ma le sue parole pesano come macigni. «Mettetevi il cuore in pace sentenzia -, nei prossimi anni a vincere sarà solo la noia. Una squadra come Sky, che ha un budget illimitato, e può permettersi di comprare tutti i più forti corridori del mondo, impone la propria corsa.
Forse ci vorrebbe un salary cap, per salvaguardare tutti, soprattutto gli appassionati. Non lo dico per me, perché se mai sarà varata una riforma così, io non sarò più in gruppo, ma qualcosa è bene cominciare a pensare e a fare. Domani? Spero di tenervi svegli».
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