Nilton Santos terzino leggenda «Enciclopedia» del football

Nilton Santos terzino leggenda «Enciclopedia» del football

Se n'è andato per coerenza, subito dopo Gilmar e l'inseparabile Djalma.
Nilton Santon non c'è più, se l'è portato via un'insufficienza polmonare a 88 anni. Prima di Djalma e Nilton le leggende non esistevano, uno a destra e l'altro a sinistra, tutti credevano che fossero fratelli, invece uno giocava nel Palmeiras, l'altro, lui Nilton, nel Botafogo di Zagalo. Assieme hanno ridotto ai minimi termini chiunque si presentasse nei paraggi, Nilton un precursore del ruolo, 184 centimetri, 70 chili scarsi, fisico potente e rapido, arrivava prima sulla palla, non aveva bisogno del takle, palleggio fino e delicato, terzino d'attacco negli anni Cinquanta, un rivoluzionario.
Si era ritirato nel 1965, era ricoverato da cinque anni in una clinica a causa dell'Alzheimer che non gli dava pace e gli aveva perfino tolto quell'intelligenza riconosciuta da compagni e avversari nel campo e fuori e che lo aveva fatto assurgere a mente del Brasile Mondiale del '58 e del '62, nonostante in nazionale ci fosse uno come Didì.
Nilton Santos lo chiamavano Enciclopédia do Futebol, per la sua intelligenza tattica e la personalissima visione di gioco, era un idolo come Vavà e Garrincha, portava i baffetti, toccava la palla con la stessa leggerezza con cui parlava alle signore e non riusciva a tenere il conto di una e delle altre.
Ha iniziato e chiuso la carriera sempre con i bianconeri del Botafogo, quasi vent'anni con la stessa maglia, a quei tempi era così. Più di settecento presenze ufficiali con il Fogão con il quale ha vinto quattro campionati Carioca. A 37 anni ha conquistato il suo secondo Mondiale (secondo giocatore più vecchio di sempre dopo Zoff), quello del '62 in Cile, ma aveva partecipato anche ad altri due tornei iridati nel 1950, però non era titolare nella catastrofe del Maracanà, e nel 1954. Oro anche alla Coppa America del 1949. In totale 75 presenze con la nazionale verdeoro e tre gol, poca roba per uno come lui.

Era di Rio, la città non finirà di piangerlo, irripetibile, straordinario, uno che vale ogni riga d'enfasi che esce dal cuore per ricordarlo, perchè nel calcio il respiro dei campioni veri aleggia in eterno e se si sta un attimo in silenzio, lo si può ascoltare.

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