Adesso li chiamano rallentamenti. Forse bisognerebbe chiamarla invece la mossa del cinese. Riepiloghiamo le puntate precedenti per far capire cosa è successo. Tra ieri giovedì e lunedì prossimo sarebbe dovuta arrivare la somma di 100 milioni sul conto Fininvest, condizione indispensabile per ottenere la firma del nuovo contratto che ha spostato al 7 aprile il closing della trattativa per la cessione del Milan. Ieri quei soldi non sono arrivati. E a sentire il portavoce milanese di Ses dovrebbero arrivare «a metà della prossima settimana». Eppure dal fronte Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che ha condotto la trattativa, sono uscite dichiarazioni di segno neutro. Nel senso che quando è diventato noto il mancato versamento, i manager di via Paleocapa hanno interpellato la banca d'affari e gli studi legali che sono al lavoro per conto di Yonghong Li dall'agosto dello scorso anno, ricevendo alcune spiegazioni. Tali spiegazioni fornite sul ritardo sono state giudicate attendibili. Forse a Fininvest, in questa ennesima curva, non conviene altro che aspettare. Irrigidirsi a pochi giorni dall'eventuale stop, il 7 aprile appunto, sarebbe apparso un comportamento incomprensibile e autolesionistico.
Decifrare per la platea dei tifosi milanisti i veri motivi che si celano dietro l'ennesimo rinvio è un esercizio necessario per esaurire il quale bisogna fare a meno delle spiegazioni ufficiali. C'è una chiave di lettura inedita ritenuta attendibile dagli addetti ai lavori. Ed è la seguente. Il 3 marzo scorso, come ricorderanno i cronisti che stanno seguendo la vicenda, Ses fece sapere che non era in grado di onorare il closing perché mancava all'appello una parte della cifra necessaria. Fu quantificata, dai media, in 180 milioni. La differenza era già disponibile, dunque, pronta a essere trasferita in Europa. Veniamo alle ultime ore. Da quel tesoretto sarebbe dovuto partire il bonifico dei 100 milioni utili a ottenere la firma sul contratto per il closing del 7 aprile. Perché c'è stato il rallentamento? Il protagonista dell'affare, Yonghong Li, di colpo ha dato un freno al bonifico promesso perché vorrebbe prima ottenere la sicurezza di avere a disposizione tutta la cifra sufficiente a chiudere l'affare (cioè 320 milioni più 100 da restituire a Fininvest per l'anticipo della gestione dal 1 luglio scorso) prima di far partire i 100 che aggiunti ai precedenti farebbero 300 versati nelle casse di Fininvest.
La spiegazione in questo caso è sì elementare: perché nel caso dovesse saltare il closing la cifra incassata da Fininvest (con cui aprire eventualmente un contenzioso legale) rimarrebbe di 200 milioni e non di 300 milioni. Se questa fosse la chiave di lettura autentica, nemmeno il versamento della prossima settimana potrebbe sgomberare il campo dalle perplessità, in particolare per il futuro del Milan.
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