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Guai per Miccoli: arriva la condanna per estorsione aggravata

L'ex capitano del Palermo è stato condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Confermata anche in appello la sentenza di primo grado

Guai per Miccoli: arriva la condanna per estorsione aggravata

L'ex capitano del Palermo, Fabrizio Miccoli è stato condannato a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La sentenza è stata pronunciata dalla Prima sezione penale della Corte di appello di Palermo, presieduta da Massimo Corleo. Confermata dunque la sentenza di primo grado. La Corte dopo tre ore di camera di consiglio ha accolto la tesi della procura generale. Miccoli, che stamattina era al palazzo di giustizia, non era invece presente al momento della lettura della sentenza.

Secondo la tesi Procura, accolta dal collegio giudicante l'ex bomber rosanero, tra il 2010 ed il 2011, avrebbe incaricato il suo amico Mauro Lauricella, il figlio del presunto mafioso della Kalsa, Antonino, detto "U Scintilluni", di recuperare 12mila euro che sarebbero stati vantati da un suo amico per una vicenda legata alla gestione della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine. Lauricella si sarebbe dato da fare e avrebbe utilizzato metodi violenti per svolgere il suo compito, anche se poi sarebbero stati recuperati solo duemila euro. Nei mesi scorsi la Corte di appello aveva creduto alla ricostruzione della Procura anche nei confronti di Lauricella. Da qui la condanna a sette anni, molto più pesante del verdetto di primo grado, un anno e pena sospesa, quando il fatto da estorsione aggravata dal metodo mafioso era stato derubricato in violenza privata.

Tutta la vicenda era iniziata quando l'ex fisoterapista Giorgio Gasparini cercò di riavere dall'imprenditore Andrea Graffagnini i 20 mila euro investiti nella discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine e le difficoltà a tornare in possesso dei soldi lo spinsero a rivolgersi a Miccoli. A quel punto l'ex rosanero sollecitò Mauro Lauricella a chiedere la restituzione di venti mila euro al Graffagnini, che li aveva incassati nell'ambito della cessione del locale. Il Romario del Salento ha però sempre respinto ogni accusa, sottolineando anche di non aver saputo all'epoca della parentela di Mauro Lauricella con "U Scintilluni".

Una sentenza che a questo punto rischia davvero di diventare un'onta indelebile per il calciatore salentino, per anni grande protagonista del campionato italiano. Poco tempo fa lo stesso Miccoli aveva dichiarato: "Riguardo i miei errori, per i quali sono pronto a pagare il conto che la giustizia, eventualmente, riterrà di dovermi presentare, mi auguro ci sia ancora spazio, tra di noi e nella nostra società, per il perdono. Un perdono, e non una giustificazione, dunque, che ho chiesto e che chiedo ancora, nella speranza di poter essere riabilitato davanti agli occhi di tutti gli sportivi".

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