Pallanuoto in allarme: "Non siamo al sicuro"

Il capitano della Lazio avvisa. La federazione nuoto: «Attenzione, non panico»

Pallanuoto in allarme: "Non siamo al sicuro"

Si chiama sport di contatto quello sport che enfatizza o che richiede il contatto fisico tra i giocatori. Questa premessa è necessaria: oggi, nei giorni in cui il coronavirus fa paura, fa riflettere ancora di più. Perché se in Italia molte gare e manifestazioni sportive si giocheranno a porte chiuse fino al 3 aprile per ragioni di salute pubblica, come la mettiamo con quegli atleti che continueranno a giocare regolarmente a contatto contro altri giocatori con il rischio di contrarre il virus e, di conseguenza, di contagiare i propri famigliari? In quest'ottica, certamente, i soggetti più a rischio sono proprio coloro i quali si cimentano negli sport di contatto, dal calcio al basket, al rugby e alla pallanuoto.

Nel caso del rugby, per esempio, le partite del 14 e 15 marzo del Sei Nazioni maschile, femminile e under 20 dell'Inghilterra contro l'Italia sono già state rinviate. A differenza della pallanuoto che, nel weekend, seppur a porte chiuse, scenderà in vasca regolarmente. A lanciare l'allarme sul pericolo di giocare ai tempi del coronavirus è stato Federico Colosimo, capitano della Lazio, che in una lettera personale, aperta, indirizzata al presidente della Federnuoto Paolo Barelli ha espresso le sue preoccupazioni sulla decisione della Fin di non sospendere il campionato di A1, A2 e B. E dunque di non annullare, così come altre partite nelle zone più a rischio, la trasferta lombarda a Brescia dei biancocelesti. Perché, scrive Colosimo nella sua lettera, se c'è, appunto, uno sport di contatto da fermare, quello è proprio la pallanuoto. Dove certamente non è possibile giocare «a un metro di distanza dall'avversario». «Alcuni ragazzi non se la sentono di affrontare una trasferta nella regione, la Lombardia, la più a rischio del paese. Non biasimerò alcun mio compagno che deciderà di non recarsi a Brescia. La speranza è che la salute venga sempre messa al primo posto e che la fretta, anche in vista di Tokyo 2020, non prenda il sopravvento in una vicenda che merita ogni precauzione».

La Federazione, al riguardo, ha fatto sapere di comprendere il bisogno di prudenza ma non l'effetto psicosi, sottolineando di attenersi esclusivamente a quanto stabilito dal decreto governativo. A tal proposito, il presidente Fin Barelli ha ieri lanciato un appello sul sito federale, per evidenziare lo stato di crisi profonda in cui potrebbero cadere le società che gestiscono gli impianti e la necessità di adottare provvedimenti a sostegno dello sport.

«Ritengo indispensabile ha detto - l'apertura di tavoli di lavoro e mi rendo disponibile a ricevere eventuali suggerimenti e/o richieste in materia da parte degli operatori del settore, di cui credo di interpretare le necessità, e a collaborare con le autorità competenti per qualsiasi iniziativa volessero adottare», ha concluso. Ma di sospendere la pallanuoto, al momento, proprio non se ne parla.

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