
di Tony Damascelli
Sono trenta, non tutti giovani ma tutti forti. C'è un pallone d'oro da aggiudicare. C'è Gigi Buffon. Gli altri non contano, a parte Cristiano Ronaldo che ha mani e piedi sul trofeo, dopo la vittoria nella Champions league e del campionato d'Europa. Buffon, dunque, finalmente in lista, all'inseguimento di un titolo che nel caso suo significa non il premio a una vittoria sul campo, parando un rigore, evitando un gol ma sarebbe, dovrebbe essere anzi, il riconoscimento ad una stagione comunque positiva, scudetto, coppa Italia, supercoppa italiana e quarti di finale dell'europeo e, soprattutto, a una carriera senza polemiche, da capitano, affidabile, esempio di correttezza professionale.
Sembra una contraddizione con le ultime vicende che hanno visto il portiere al centro di critiche e accuse per due colossali gaffe, in nazionale e in campionato, censure dinanzi alle quali Buffon stesso ha reagito con malanimo, coinvolgendo la propria dignità di uomo che sarebbe stata offesa, non si sa ancora da chi. Il Pallone d'oro torna di proprietà di France Football, dunque della giuria composta da giornalisti di tutta Europa. Gianni Infantino ha sciolto il rapporto con il settimanale francese, la Fifa avrà il suo premio, il suo pallone di platino o di smeraldi, la storia del football dopo sessant'anni esatti, ritrova la Francia e France Football. Buffon ha poche speranze di podio (Bale e Messi prima di lui), sul quale è salito nel duemila e sei alle spalle di Fabio Cannavaro, capitano mondiale. Per i portieri è sempre stata una sfida a perdere, a parte Lev Yashin, che si aggiudico a trentaquattro anni il titolo nel 1963. Per gli altri soltanto il sogno mai realizzato: Zoff secondo nel '73, il cecoslovacco Viktor terzo nel '76, il tedesco Kahn due volte terzo, nel 2001 e nel 2002.
L'anno scorso, con Blatter e la Fifa ancora a menare il gioco, Buffon non entrò nemmeno in corsa tra gli ultimi. Se si dovesse andare ai punti, cioè al riconoscimento per i meriti della carriera non ci sarebbe partita: a trentotto anni Gigi Buffon non deve dimostrare più nulla, il football europeo e mondiale ne conosce la qualità e la serietà professionale, le prestazioni della Juventus e della nazionale azzurra, al di là dei risultati, ne sono state la conferma.
Ma il Pallone d'oro non è, purtroppo, un premio alla carriera ma alla stagione, per questo il nostro portiere non è in primissima fila nel teatro francese che il 13 dicembre assegnerà il premio. Resta la soddisfazione di essere presente, di far parte della trentina di eletti, individuati, riconosciuti e votati da una giuria non interessata da sponsor e affini. Almeno questa è la speranza. L'ultima.