Calcio

Il pallone d'oro a Leo e "radiazione da bacio" per il politically correct

Messi all'ottavo successo supera CR7: Usa batte Arabia 1-0, ma i migliori sono ancora in Europa

Il pallone d'oro a Leo e "radiazione da bacio" per il politically correct

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Il pallone d'oro a Leo e "radiazione da bacio" per il politically correct

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I politicanti del Pallone d'oro ci raccontano che Lionel Messi merita l'ennesimo incensamento dorato. I politiconi della Fifa hanno trovato aberrante il bacio di Luis Rubiales nei confronti della povera e indifesa Jenny Hermoso, la 33enne calciatrice maglietta numero 11 della Spagna che si è vista macchiare disastrosamente l'immagine dixit, dopo la conquista del mondiale in Australia. Così aberrante da rifilare all'ex presidente federale tre anni di squalifica. Viene da dire: ben gli sta! Ma, poi, suvvia vien a tutti un ripensamento: non tanto sul bacio che non andava estorto, quanto sulle estremizzazioni delle pene. Tre anni per un bacio, sconcio d'accordo, ma sempre un bacio. Non certo qualcosa di peggio.

E qui non si può far a meno di pensare a Mourinho: viva il suo politically scorretto. Perché di politically correct nel calcio cominciamo ad averne la sacca piena. Ci vorrebbe un calcio più onesto in tutto. Non, invece, così politicamente corretto da batostare un dirigente per mostrare al mondo che le donne vanno difese o da regalare all'argentino, campione del mondo d'accordo, l'ennesimo pallone d'oro, come se altri fossero stati tutti corretti e giustamente assegnati. Giocano gli sponsor sempre e dovunque in questo pallone che comincia ad essere sgonfio nella credibilità. Resiste l'oro ma l'impurità è nelle scelte. E tanti penseranno a Erling Haaland, distributore di gol per andare ad incassare un Triplete da primo della classe. Vero, ma il norvegese ha il pubblico in Europa. Messi cavalca il mondo, fa gli auguri di compleanno a Maradona e viene accompagnato sul palco di Parigi da Lautaro Martinez. E stavolta avrà indispettito l'universo arabo perché si porterà il pallone negli Stati Uniti, dove tal successo conta e non conta. Invece da quelle parti il pallone e i suoi eroi superdorati (leggi CR7) sono un vessillo per altre finalità. Già, eppoi chi si è dimenticato il Messi in tunica, inginocchiato davanti ai voleri degli Emiri del Qatar? Ormai il pallone, inteso in senso largo, non può credere che un pallone dorato tolga ogni macchia. Però consoliamoci: i veri talenti della materia continuano a vivere in Europa. Tre nomi: Haaland (premio Gerd Muller per il miglior attaccante dell'anno), Mbappè, Bellingham (che alza il trofeo Kopa di miglior giovane). Loro, i palloni d'oro, li buttano in gol.

Tanto meglio se politicamente scorretti.

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