Cambiati alcuni interpreti, l'orchestra Napoli torna a suonare lo spartito giusto. Archiviato l'incidente di percorso (così lo ha definito Benitez) con il Sassuolo, la marcia azzurra riparte da dove si era interrotta. Certo, il Genoa non è proprio l'avversario più insidioso che possa capitare in questo periodo, ma la reazione richiesta dal condottiero di Madrid è arrivata.
Stavolta il turnover, per la verità meno massiccio e più intelligente e mirato rispetto a quello di mercoledì, risulta inattaccabile. Il sesto Napoli diverso in sei giornate di campionato concede infatti un'ora di riposo al «Pipita» Higuain, il più spremuto del reparto offensivo, e addirittura 90 minuti ad Hamsik, lanciando per la prima volta dal 1' il 21enne colombiano Duvan Zapata, che si mette in mostra grazie al possente fisico. Ciò nonostante, il Napoli tiene con autorità il campo per un tempo prima di mollare le redini, iniziando a pensare alla partita di Champions. «Il turnover ha funzionato? Sono un tecnico di esperienza - cancella così Benitez lo scetticismo alimentatosi dopo la serata negativa -. Abbiamo fatto il lavoro che dovevamo fare, siamo andati più vicini al 3-0 che al 2-1. Diciamo che ora siamo al 75 per cento. Il difficile è tenere basso l'entusiasmo tra i tifosi, più facile farlo nello spogliatoio».
Il Genoa, dopo 45 minuti di disorientamento, di mancanza di idee e di svarioni in difesa (sintomatica l'azione del primo gol del Napoli con gli errori in sequenza di Kucka, De Maio e dell'ex Gamberini), cerca almeno di limitare i danni nella ripresa con l'orgoglio, la grinta e qualche innesto azzeccato (Stoian e il greco Fetfatzidis) da parte di Liverani. Che pur avendo vinto il derby con la Samp ora rischia il posto: l'attacco resta poco incisivo (quattro partite su sei senza gol) tanto che i Grifoni non partivano così male in serie A dalla stagione 1983/84. E vedendo l'espressione corrucciata del patron Preziosi al termine della gara, è più che un'ipotesi il clamoroso ritorno di Gasperini dopo tre anni.
Il ritrovato primato in classifica del Napoli, che probabilmente durerà solo una notte, lo regala Goran Pandev, l'unico dei tenori della prima ora (quella dei fasti mazzarriani) ancora a secco. Il macedone ritrova una posizione in campo a lui più congeniale e così arriva la doppietta che gli mancava da 22 mesi (l'ultima contro la Juve nel novembre 2011) e che indirizza subito il match, legittimando un successo mai veramente in discussione. Successo che permette di presentarsi con fiducia (e forze fresche) alla sfida di Londra con l'Arsenal, che ieri in Premier ha vinto in casa dello Swansea per 2-1 ed è solo in testa. «Speravamo di ottenere i tre punti, ci siamo ripresi alla grande - così Pandev -. Lo scudetto? Non ci nascondiamo, ma è ancora presto».
L'ardore del Napoli è pari a quello del suo presidente fuori dal campo. Da ieri Aurelio De Laurentiis ha disotterrato l'ascia di guerra sulla questione stadio.
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