Il tamarro di Rosario, che va in giro con l'Hummer gialla, ha la piscina sul tetto di casa e una moglie tanto ingombrante quanto continuamente al centro della sua vita. Ma anche un centravanti unico, che a 24 anni è già capitano di una delle squadre più importanti del mondo ed è capace di realizzare una tripletta contro l'Atalanta e trascinare la sua Inter.
Numeri da capogiro per un centravanti che, ad oggi, risulta migliore dei vari Higuain, Dzeko e Belotti. Ma dal campo alla vita di tutti i giorni sembra esserci un'eternità. Come ad uno specchio, il Dottor Jekyll che si tramuta in Mister Hyde e che sembra dare due immagini totalmente differenti dello stesso atleta. Un fenomeno, Icardi, vittima però di un pregiudizio di base che lo porta sempre ad avere un alone negativo attorno a sé; ovunque, sempre e comunque.
Saranno i tanti tatuaggi sul corpo, ma l'immagine percepita sul capitano dell'Inter è decisamente distorta. O perlomeno bizzarra. Genio in campo, senza la presunta sregolatezza che ci si aspetterebbe fuori.
Eppure rimane solida l'idea di un calciatore fuori dagli schemi. Lui che, in 26 partite stagionali in Serie A, ha realizzato 20 gol e 12 assist. Per una media di una rete ogni 116 minuti, dietro solo a Messi (uno ogni 85') e Ronaldo (97'). Ma nemmeno con questi numeri, che lo proiettano nel gotha del calcio mondiale, Icardi è preso per quello che è, ovvero un calciatore top. Sembra che la canonica frase «conta ciò che fai in campo, il resto fa parte della sua vita privata» per lui non valga.
Un peccato, perché i bene informati raccontano di un Icardi che si allena sempre, è puntuale, concentrato, disciplinato e rispetta l'allenatore. E poi gioca, segna e fornisce assist, calciatore perfetto per ogni allenatore. Però ha l'Hummer gialla, Wanda Nara al suo fianco e la piscina sul tetto di casa.
I paradossi del calcio nostrano, che vede solo quello che vuole. Perché Icardi non è mai finito al centro delle cronache mondane per qualche serata in discoteca, ma questo interessa a pochi. Nessuno ricorda che è padre di cinque figli, di cui tre acquisiti.
Meglio parlare della sua Lamborghini e della Rolls Royce di Wanda. Delle multe a catinelle per divieti di sosta e dello smartphone da 20mila euro. Tanti eccessi, forse inusuali; ma Icardi è un 24enne che ha anche delle responsabilità inusuali.
Un bosco di contraddizioni per colui che è considerato un tronista del pallone. Ma che, a 24 anni, distrugge tutti a suon di numeri. Perché nessuno regge il suo passo: né Eto'o, né Milito. Due che hanno portato la Champions League all'Inter, che hanno scritto la storia del club.
Icardi per ora ha scritto solo un'autobiografia (altro eccesso per un 23enne), ma
come ha ricordato lo stesso è solo una storia parziale: «Mi piacerebbe scriverne un'altra, magari con un capitolo dedicato alla conquista della Champions League con l'Inter». Perché il tamarro di Rosario sa il fatto suo.
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