Pazza Inter? No, a due facce Ma sono quelle di Icardi

Anche Spalletti lo sottolinea: «Il capitano era assente prima della prodezza...». E sabato c'è la sua ex Samp

Davide Pisoni

Passata la sbornia da rimonta Champions, l'Inter si chiede se davvero la vittoria con il Tottenham possa rappresentare la svolta dopo un inizio di stagione da dimenticare. La scossa può avere un nome e un cognome: Mauro Icardi. Il suo gol è stato una scintilla, un capolavoro quel tiro al volo per coordinazione e precisione, ma non può e non deve nascondere che la partita per il numero nove nerazzurro è iniziata e finita al minuto ottantasei. In totale sedici palloni toccati, un paio di passaggi sbagliati che hanno rallentato ripartenze potenzialmente pericolose.

Poi è arrivato quel gioiello, il primo gol in Champions nella gara d'esordio, che ha cambiato voti e giudizi, ma non deve distorcere la realtà. Il primo a saperlo è Luciano Spalletti: «Mauro ha fatto un grandissimo gol, è quello che deve fare perché fino a quel momento non si era fatto trovare molto dentro la manovra». L'allenatore nerazzurro si aggiunge a quanti lo hanno preceduto e hanno provato a coinvolgere Icardi nel gioco: da Mazzarri a Mancini, fino a Pioli. Tentativi vani perché Maurito rimane un finalizzatore puro, come pochi ce ne sono in circolazione. E l'allenatore sa che molte delle fortune della squadra passano dai piedi del capitano nerazzurro: «Dobbiamo risolvere questo problema con la squadra: devono venirsi incontro. Abbiamo visto un lavoro in questo senso tra lui e Nainggolan. Ma sia lui che Mauro non si sono allenati bene nell'ultimo periodo per infortunio».

La questione fisica resta dunque d'attualità perché sembra il problema più grande dell'Inter, lo è stato anche contro il Tottenham prima dell'ultimo quarto d'ora da urlo. Spalletti nei giorni scorsi ha spiegato che giocando ogni tre giorni diventa difficile incidere negli allenamenti su questo aspetto, non resta che allenarsi giocando. Poi l'allenatore deve trovare alternative, idee per accendere una manovra che spesso risulta involuta. Le due punte restano una soluzione sul tavolo (soprattutto col recupero di Lautaro Martinez, ieri in gruppo), mentre a centrocampo Borja Valero ha sfruttato al meglio la manciata di minuti, per risalire le gerarchie. Lo spagnolo voluto fortemente l'anno scorso da Spalletti, può essere un'alternativa anche a partita in corso. Può trovare le chiavi del rebus quando Brozovic latita, insistendo nel correre per il campo al posto di restare nella zona nevralgica del gioco. Il croato deve essere ancora inquadrato da Spalletti.

L'urlo Champions, comunque, ha messo da parte per qualche ora la parola crisi, ma già sabato a Genova si capirà se è stata vera svolta oppure l'illusione di una notte di fine estate. Si gioca contro la Sampdoria bersaglio preferito di Icardi, undici gol in dieci partite alla ex squadra, sei solo nella passata stagione, addirittura un poker a Marassi. Si torna sempre al capitano: discusso, criticato, ma quando serve decisivo. E soprattutto dopo un'estate in cui sarebbe stato lui a dire di no alla Juventus nello scambio con Higuain. Trattativa vera. Forse anche per questo Spalletti ha detto: «È un leader vero».

Lo stesso allenatore alla vigilia del Tottenham aveva spiegato: «Lasciamolo così com'è, perché calcisticamente è fatto bene». Perché Mauro parla con i gol, centootto: «Siamo consapevoli di potercela giocare contro chiunque. Siamo convinti delle nostre qualità, ma non possiamo fermarci a questa vittoria». Vero.

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