A Pechino e Londra 23 medaglie dopate

Il Cio: «I casi sono 45, metà riguardano i podi 30 i positivi nel 2008, 15 nel 2012». No italiani

Sergio Arcobelli

Secondo quanto rilevato dal secondo riesame effettuato su altri campioni, gli atleti presenti ai Giochi del 2008 e del 2012 e trovati positivi sarebbero 45. Più precisamente, i campioni presentano risultati anormali in 30 atleti di Pechino, di cui 23 medagliati e coinvolgono - a detta del Cio - quattro sport di otto diversi paesi, mentre tra i 15 di Londra sono coinvolti due discipline differenti e 9 comitati olimpici nazionali. Il bilancio totale dei sospetti continua, dunque, a salire vertiginosamente e su 1.243 campioni prelevati si contano 98 atleti olimpici positivi (nessun italiano).

«Le nuove rianalisi mostrano quanto il Cio si impegni nella lotta contro il doping» ha ribadito il suo presidente Thomas Bach, che ha voluto precisare come questi controlli siano stati possibili grazie all'utilizzo di metodi scientifici più recenti e alla condivisione di informazioni con l'Agenzia mondiale antidoping e le Federazioni internazionali. Ma non finisce e non finirà qui. Anzi il tedesco rilancia: «Una terza e quarta serie di nuove analisi verrà eseguita durante e dopo le Olimpiadi di Rio».

Anche dal Cremlino si ribadisce la volontà di cooperare con la Wada e il Cio: «Nello sport non c'è e non può esserci posto per il doping» è stata la presa di posizione netta di Putin, che alle autorità di governo russo ha manifestato l'intenzione di mettere in piedi una commissione antidoping «indipendente e composta da esperti russi e stranieri e specialisti nel campo della medicina, della giurisprudenza e ovviamente dello sport». A capo della nuova commissione verrà nominato Vitaly Smirnov, 81enne ex presidente del Comitato olimpico russo e membro del Cio dal 1971, individuato dal leader russo come «uomo con una reputazione assolutamente impeccabile». E il malvagio Mutko che ruolo avrà?

In merito all'esclusione dell'atletica da Rio imposta dalla Iaaf è intervenuto l'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov, per ovvie ragioni sceso in campo al fianco degli atleti russi che non potranno partecipare alle Olimpiadi sul suolo brasiliano. In difesa dei suoi connazionali l'85enne premio Nobel si è impegnato a scrivere una lettera al presidente Bach e ai membri del Cio chiedendo che gli atleti sospesi e puliti possano prendere parte ai prossimi Giochi. «Sono favorevole alla lotta contro l'uso di sostante proibite nello sport spiega Gorbaciov ma è inaccettabile il principio della punizione collettiva, perché contraddice la cultura stessa del movimento olimpico basato sui valori umani».

Intanto, in merito ai 23 medagliati risultati positivi al secondo riesame, si alza la voce di chi si sente defraudato dalle scorrettezze degli avversari. Il primo personaggio di rilievo a essersi sfogato è Filippo Magnini, capitano della Nazionale di nuoto, due volte quarto a Pechino nella 4x200 (la Russia fu argento) e 4x100. «Chissà che i miei due quarti posti di staffetta nel 2008 alle Olimpiadi non erano invece 2 BRONZI MERITATI! ha twittato il bicampione mondiale di Pesaro, che ha concluso il suo post con un laconico #assurdo. Ma non è l'unico e non sarà il primo a lamentarsi. Sul tema doping un'altra stella del nuoto, Gregorio Paltrinieri, che a Rio promette di «metterci l'anima», non ha nascosto il suo turbamento su quanto sta accadendo: «Quando è tutto così organizzato, così voluto da uno Stato, fa paura. Posso solo sperare che la Wada faccia il suo dovere, controlli gli atleti assiduamente. Ogni due-tre giorni mi bussano alla porta per un controllo a sorpresa».

Dopo il ricorso presentato dai 68 russi dell'atletica leggera respinto dal Tas, il Cio si pronuncerà

domani sull'eventuale uscita di tutte le rappresentative della Russia dalle prossime Olimpiadi. «I Giochi citava De Coubertin - sono un dono per il mondo e tutte le nazioni devono poter essere ammesse». Sarà davvero così?

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