
Si può scrivere della sconfitta del Milan di Allegri, del Napoli vincente made in Manchester, della Juventus del nuovo assunto e del prossimo liquidato, David e Vlahovic, della vittoria della Roma di Gasperini o dei pareggi della Fiorentina di Pioli e di quello che resta dell'Atalanta di Juric ma si deve scrivere del Como di Fabregas e soprattutto di Nico Paz, un argentino, ventunenne tra due settimane, di stile e classe limpidissime, accompagnate dalla personalità e dalla maturità che lo porterà sicuramente ad essere il protagonista del campionato ed anche delle ore conclusive del mercato, la sua valutazione, che all'arrivo in Italia era di 6 milioni, oggi lievita fino ai 50 milioni offerti dal Tottenham di Londra contro i 65 riproposti dai billionari indonesiani del Como, Marco Tardelli è stato l'ultimo campione, con la maglia del club lariano, di cifra analoga a quella dell'argentino, Paz è pepita nella miniera di Fabregas che ha allestito una squadra di lingua calcistica spagnola, per ultimo è arrivato Morata, ma il veloce gioco della squadra è illuminato dal genio argentino, una figura di cui ha bisogno il nostro campionato immalinconito dalla lentezza di gamba e di fosforo ad esempio ribadita dalla Lazio di Sarri, bloccata non soltanto sul mercato ma su idee e condizione fisica. Il Como si è presentato come ci si aspettava, non lo stesso la Fiorentina frenata nel recupero. Oggi l'attesa è per l'Inter contro il Torino ed è vigilia strana, Chivu è chiamato a spolverare un quadro che sembrava pulito ma denuncia ancora alcune scorie di champions league.
La prova generale degli arbitri, con i nuovi regolamenti, va considerata in linea con la recente tradizione modesta, folla di protestanti dopo ogni contrasto, nonostante la regola che impone soltanto al capitano di dialogare con il direttore di partita. Pensare di cambiare i mediocri è mission impossible (lingua inglese come doveroso per loro).