Torino. La Juventus ci ha provato. Ma l'attuale Atalanta è più forte degli ex campioni d'Italia. Il calcio, per dirla con Allegri, è una cosa semplice, non servono scienziati: se tu non butti la palla dentro e gli avversari sì, vincono loro. Allargando il discorso: se gli altri hanno centrocampisti in grado di far correre il pallone, è probabile che sia poi tu a rincorrere loro. Risultato: la Dea si impone a Torino e si porta a più sette dai bianconeri, rinsaldando il quarto posto e facendo vivere un'altra brutta serata al popolo bianconero. Spazientito, anche: dopo i fischi che avevano accompagnato la squadra al riposo, al quarto d'ora della ripresa sono arrivati gli inviti a tirare fuori gli attributi e a fine gara si è sentito anche il coro andate a lavorare. La squadra, che nel frattempo aveva anche dovuto fare a meno di Chiesa (guaio muscolare), ci ha provato (Mckennie prima di farsi male) ed è anche andata vicino al pareggio prima con Rabiot e poi organizzando un vero assedio dalle parti di Musso. Alla fine, però, sono stati i nerazzurri nell'occasione con un'illogica divisa rosso corallo a festeggiare: prima vittoria a Torino in serie A dal preistorico 8 ottobre 1989. La Signora vede confermata la propria anemia sotto porta (18 reti in 14 partite di campionato): nella seconda parte del match non è servito nemmeno l'utilizzo del doppio attaccante, prima con Kean al fianco di Morata e poi con Kaio Jorge al posto dello spagnolo.
Tempi sempre più duri, insomma, per la squadra di Allegri. Alla quale ieri non è mancata la buona volontà. A dirla tutta, qualche progresso nella fase di possesso palla (59% contro 41) si è anche notato: quando però non si riesce a centrare la porta, tutto diventa più complicato. Musso è stato in definitiva impegnato seriamente una sola volta (da Rabiot) e per il resto si è limitato a un lavoro di ordinaria amministrazione. Poi, in pieno recupero, è stata la parte alta della traversa a dargli una mano respingendo una punizione calciata da Dybala: a quel punto i bianconeri avrebbero forse anche meritato il pareggio, ma l'Atalanta non ha comunque rubato nulla. Anche perché nel primo tempo il suo predominio era stato netto: vero che Toloi era stato miracoloso nel recuperare su Chiesa lanciato a rete, vero anche che Zapata faceva ammattire la difesa bianconera e, quando veniva lanciato da Djimsiti su appoggio sbagliato di Morata, faceva quello che un vero centravanti deve sapere fare. Ovvero buttare la palla in rete: per lui, giunto al nono centro in campionato, ottava rete contro la Juve e tanti saluti a chi fino a qualche anno fa non lo riteneva degno di una grande.
Epilogo quindi ancora una volta
amaro (per la quinta volta in campionato) per i bianconeri, nemmeno compatti nel salutare il pubblico: sotto la curva Sud si sono infatti recati alla fine solo De Ligt, Cuadrado, Bonucci, Dybala e Szczesny. Brutto segnale.
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