Procure, Europei e contropiede: un’estate italiana di 10 anni fa

Ad Euro 2012 gli azzurri arrivarono in finale contro la Spagna, preceduti da scommessopoli, profezie e anatemi dal Governo

L'Italia festeggia dopo un gol
L'Italia festeggia dopo un gol

Ve lo ricordate il 2012? Sui social, ancora acerbi, guizzava ovunque la profezia dei Maya: cataclisma e buonanotte. Al governo c’erano i tecnici capitanati da Mario Monti. Nelle magistrature, malgrado il clima rovente, si ammucchiavano i fascicoli: il calcio scommesse picchiettava di nuovo alla porta e l’indignazione popolare montava. Per fortuna però, infilati tra la fine del mondo, la crisi generale e le perquisizioni della finanza c’erano anche gli europei, corridoio salvifico dotato di mirabili proprietà taumaturgiche. Citiamo per brevità soltanto la più efficace: produrre una vasta gamma di depensanti, almeno per un mese. Che il calcio, si sa, lenisce qualsiasi bruttura. E comunque ai guai ci si penserà dopo la partita.

Così eccola qua, l’Italia di Cesare Prandelli. Un nutrito blocco Juve che strizza l’occhio al 3-5-3 contiano, infondendo però più qualità davanti, grazie a due mezzi fuoriclasse, Balotelli e Cassano. Chissà cosa avrebbero potuto combinare con qualche stilla di abnegazione in più nella zucca. Comunque il preludio è sconfortante. Amichevole pre - competizione con la Russia e 3 a 0 secco per loro. Rischiamo di colare a picco anche sportivamente. Si gioca in Polonia e Ucraina - la finale sarà a Kiev - in una terra che non immagina nemmeno di sfuggita il dilaniante garbuglio odierno. Insorgono - giustamente - le associazioni animaliste: sembra che da quelle parti sia stata fatta strage di randagi.

Nel ritiro l’atmosfera sfuma tra il mesto e il nevrotico. Bonucci e Criscito sono indagati e il secondo, a dire il vero inspiegabilmente, viene rimandato a casa. Buffon è il più animoso: ai microfoni fa sapere di essere indignato con tutti, dalla magistratura ai giornali, senza dimenticare i tifosi. Intanto, sobriamente, il premier Monti ipotizza una sospensione del calcio per i prossimi 2-3 anni. I presupposti sono dunque i migliori possibili: come ai mondiali dell’82. Come a quelli del 2006. Quando c’è una gigantesca grana in arrivo dall’esterno, il gruppo si rinsalda. La logica del “noi contro tutti” è banale, ma dirompente.

La sfanghiamo nel gruppetto, sbattendo contro Spagna e Croazia, ma riuscendo a far deporre le armi all’Irlanda. Quarti: ci sono quegli irrisolti degli inglesi. Li facciamo fuori ai rigori, con il cucchiaio di Pirlo a metà sequenza che scongela nervi tesi allo spasmo. Semifinale contro gli strafottenti tedeschi: anche se con noi perdono sempre, devono fare quelli che ci spiegano come si gioca a calcio. D’accordo, l’Italia non rifulge di luce propria per tutto il torneo, ma il dna iscritto nella nostra genetica calcistica - difesa e contropiede - basta e avanza. Balotelli spacca la porta e sfoggia gli addominali. Finale. C’è da addomesticare di nuovo un toro furente, la Spagna di Del Bosque.

Piazze e bar si riempiono. Il tempo e i casini sono sospesi, spinti più in là ancora di novanta minuti più recupero. Solo che il gioco di prestigio stavolta non ci riesce. Quelli hanno mezzo Barcellona e mezzo Real Madrid in campo. L’Italia si sfalda e viene presa a pallonate. Finisce 4-0. Sessanta milioni di commissari tecnici spiegano tutto quel che avrebbe dovuto fare Prandelli, condendo la retorica di imprecazioni sparse. Le vie si svuotano e le trombette smettono di sfiatare. Comunque, tranquilli.

Da domani ci si potrà sempre tuffare di pancia sull’altro sport nazionale: la polemica sui social.

I Maya, Monti, le procure e gli Europei: in fondo, tutto regolare. Una tipica estate italiana di 10 anni fa.

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