Altro che andiamo a comandare. Ieri sera a Firenze è stata la Viola, per almeno 60 minuti, a comandare il gioco e a sfornare una esibizione da incorniciare. Per un'ora Allegri è stato scorticato vivo dai suoi tifosi, irriconoscibile la sua Juve, sotto accusa lo schieramento che fu la fortuna di Antonio Conte: centrocampo lento e scontato, messo sotto da Badelj e Vecino, la rinomata difesa in tilt sotto i colpi di Kalinic e l'attacco atomico abbandonato al proprio destino senza la minima assistenza, migliorata appena appena col sigillo firmato da Higuain nella ripresa. Neanche l'arrivo di Pjaça ha riacceso la luce, il celebrato Dybala ha sprecato la palla del possibile 2 a 2. La quarta sconfitta può provocare una crepa nello spogliatoio e segnare il futuro del tecnico livornese il quale ha chiuso la serata con in campo Higuain, Mandzukic, Dybala e Pjaça, quattro attaccanti, con Cuadrado e Alex Sandro ai lati. Non è in discussione il primato (deve recuperare la sfida col Crotone) ma la Roma col fiato sul collo può complicare la vita al padrone del vapore.
Dalle retrovie del gruppetto di testa che ha spaccato a metà la classifica è giunto lo squillo di tromba dell'Inter, ristrutturata da Pioli. Icardi, a 24 anni, ha già eguagliato Milito (62 gol), Gagliardini, al debutto, ha già stregato pubblico e critici: il giudizio universale sull'inseguimento interista all'Europa lo avremo in occasione della sfida di Torino con la Juve. Stasera vedremo di cosa sarà capace il Milan nella rivincita col Toro gabbato giovedì sera in coppa Italia.
È cambiata anche la pelle della Roma, capace di allestire una striscia di 1 a 0 (con Milan, Genoa e Udinese) che fanno impressione al netto degli orrori di Dzeko: da cicala è diventata formica, va piano ma mette da parte punti preziosi. E il Napoli, con Maradona nei pressi, ha tirato fuori un altro gol di Tonelli per aprire la scatola del Pescara.
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