Juventus e Napoli, in un colpo solo, favoriscono l'Inter e la sua rimonta (ma basta, per favore, con la remontada, el triplete, el falso nueve e il sombrero, almeno fino a quando esiste e resiste la lingua italiana). Milan e Lazio si svegliano dall'incantesimo, non si tratta di bluff ma di sovrastima, emersi, a San Siro e allo Stadium, limiti tecnici e caratteriali di contro alla qualità napoletana e alla sostanza feroce juventina. A proposito di risveglio. Dopo che per una vita pensavamo che gli allenatori studiassero, di notte, tattiche e strategie per vincere le partite, ecco che Allegri spiazza il mondo intero e i suoi datori di lavoro, rivelando che la Juventus non ha cambiato soltanto il logo ma anche la formazione, grazie a un'idea passata per la testa del livornese al risveglio di una mattina qualunque, mercoledì, dopo gli incubi di Firenze aggiungerei io. Ecco la svolta, ecco la magia, zittiti i critici.
Strani questi toscani, davvero strani da sempre, è folto l'elenco di docenti che parlano la lingua madre e non sono disposti e disponibili ad accettare le critiche, una specie di allergia a scritti e parole che mettono in dubbio scelte e promesse, così Allegri e così il suo sodale Sarri, il quale ha proprio detto che con la stampa «'un ci vorrebbe parlare più». Bisogna farsene una ragione, si agitano, bestemmiano, strillano dalle loro postazioni poi, quando sfogliano un giornale, diventano ancora più inquieti, non soltanto per il livello di alfabetizzazione e di comprendonio, mettono il muso e ne dicono. Un po' ridicoli, oltre che strani.
Ma conta il campo e allora la corsa verso il titolo si fa più umana, la classifica si restringe, i sogni europei diventano ossessione, il Napoli è una certezza, la Juventus cambia pelle restando la stessa, la Roma non fa più la stupida, di sera e di giorno. Le altre alzano polvere. Si prevedono quattro mesi tosti.
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