Quaglia-Piatek, derby grandi firme

Il Genoa riprende la Samp su rigore, un pari «brodino» che riunisce la città ferita

Matteo Basile

nostro inviato a Genova

C'è qualcosa che si sente nell'aria, girando per Genova, che si percepisce subito. È crollato un ponte, sono morte 43 persone, centinaia di famiglie hanno dovuto abbandonare le proprie case e la città ferita è spezzata in due. Anche se non lo sapessi, quella sensazione che qualcosa di grosso è successo e che tante cose sono cambiate si percepisce subito. Fortissimo. Ma quando Genoa e Sampdoria entrano in campo, gli oltre 30mila del Ferraris, dimenticano tutto. Dolore, rabbia, disagi, tutto passato. Almeno per un po'. Potere del calcio, potere del derby, una partita che a Genova non è e mai sarà come tutte le altre. E ben venga se per almeno 90 minuti un pallone che rotola riesce ad avere anche una funzione terapeutica.

C'è il campo quindi, che racconta di una partita accesa e combattuta finita con un pareggio che sa tanto di brodino per entrambe le squadre. Gioca meglio e crea di più il Genoa, soffre nonostante l'iniziale vantaggio la Sampdoria. Ma nessuno ha fatto quel passo in più per vincere davvero la partita. E il clima che ammanta la città conta davvero poco.

Giampaolo e Juric hanno in comune le ultime tre partite perse. Certo non un bel momento. Ma chi rischia di più è l'allenatore del Genoa. Preziosi ha pochissima pazienza, ha già cacciato Ballardini nonostante stesse andando bene e ha messo il croato sulla graticola. Con Sandro inizialmente in panchina, l'allenatore rossoblù punta sulle geometrie di Veloso ma soprattutto sulla coppia d'attacco Piatek-Kouame. Giampaolo, tra infortuni e squalifiche, ha i centrocampisti contati, lancia Jankto dal primo minuto e sulla trequarti si affida a Ramirez per appoggiare Quagliarella e Defrel.

Otto giri di lancette scarsi e la partita si accende. Ramirez, dopo uno schema su calcio d'angolo, crossa al bacio per Quagliarella che di testa fa 1 a 0. Esplode la gradinata Sud e la partita sembra già indirizzata su sponda Samp. Ma è solo un'illusione. Passano soltanto 8 minuti e un erroraccio di valutazione di Andersen, che lascia sfilare un pallone lasciandolo a Piatek, regala il pari al Genoa. Il polacco è messo giù da Audero, rigore che lo stesso capocannoniere del torneo trasforma interrompendo un digiuno che durava da cinque gare. Il pareggio spegne l'ardore iniziale della Samp e accende invece il Genoa che sale di tono e convinzione. Serve infatti un super Audero per negare il vantaggio ai rossoblù. Prima su Romulo sottomisura e poi su Piatek lanciato a rete.

È il segnale per Giampaolo che qualcosa non va. A inizio ripresa, fuori uno spento e mai pericoloso Defrel per Caprari, nel chiaro tentativo di metterla sulla tecnica anziché sul fisico. Ma è ancora il Genoa a fare gioco e arrendersi pericoloso in avanti. Al minuto 17' solo una parata fenomenale di Audero ferma il colpo di testa di Kouamè. È il primo, forte, ma anche unico squillo di un secondo tempo in cui alla fine prevale la voglia di non perdere rispetto a quella di vincere.

Finisce senza nessuno che possa davvero fare festa nella fredda notte di Genova. Gli sfottò sono rimandati di un girone.

Le provocatorie cartoline natalizie per prendere in giro i cugini sconfitti, che da queste parti vanno tanto di moda, rimangono nelle stamperie. Ma almeno per 90 minuti un'intera città ha potuto distrarsi e urlare e pensare ad altro. Distogliendo lo sguardo da quei maledetti monconi di un ponte che non c'è più.

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