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Quagliarella fa il top player E la Juve ringrazia ancora

I campioni d'Italia senza Pirlo (a riposo) stendono il Chievo. Però come in Champions è il bomber dimenticato a risolvere tutto

Quagliarella fa il top player E la Juve ringrazia ancora

Meno di cento minuti per diventare l'ultimo principe della Juve. Visto che ci riempiamo la bocca con la parola top player, almeno per stavolta usiamola a suo uso e consumo. Fabio Quagliarella ha fatto il top player: dieci minuti a Londra per rimettere a posto i conti con il Chelsea, due reti ieri sera per chiudere il conto con Sorrentino, unico vero antidoto opposto dal Chievo. La Juve si sbarazza di quel Chievo bestia nera che un po' stonava nella storia recente degli ultimi tre anni. Stavolta è una vittoria franca, sicura, conquistata solo con l'affanno di chi fa tiro a segno, ma fatica a sgretolare un muro.

Quattro occasioni per vincere la partita nel primo tempo. Altre due nella ripresa prima di pescare la semigirata di Quagliarella, che ha fatto spettacolo e sollievo. Juve bis, ma Juve più credibile rispetto quella vista a Genova. Il Chievo un po' troppo timidino per mettere paura. Non si può sempre affidarsi ai riflessi di Sorrentino. Nel primo tempo il portiere del Chievo si è imposto protagonista: almeno due paratone per tenere a bada la Juve e le voglie di Quagliarella e Giaccherini, duo degli indiavolati. Sarà un caso se hanno passato più tempo degli altri in panchina? Anche questa è forza, speranza nel futuro. A Conte e Carrera forse serviva una partita così per dimostrare alla squadra che, in panchina, si può scegliere bene. Beh, certo, non mettiamoci a discutere sul vice Pirlo, Paul Pogba sarà pure un sosia di Vieira, avrà un'idea fisica di Balotelli, sogna già (lui ma anche gli altri) di infilarsi nella scia che fu di Platini e Zidane, ma qui ci sono da mangiare tante pagnotte. La specie calcistica francese è sempre uguale a se stessa: o trovi i fuoriclasse o gigioneggi con le incompiute di successo. Pogba gioca buon calcio, ieri è migliorato nel secondo tempo. Nel primo è stato troppo timido. Se il suo sarà grande calcio si vedrà.

Intanto ieri sera lo Juventus stadium si è goduto buon calcio bianconero: Quagliarella si è scatenato nella danza del gol rifilando a Sorrentino due conclusioni nel giro di quattro minuti. Il portiere gli ha replicato con i riflessi da gattone e poco più tardi ha tolto l'illusione anche a Giaccherini: deviazione così fulminea da immaginarla in gol. Di solito nel pallone questi sono segnali brutti: gol perduti, un gol annullato (netto fuorigioco di Vucinic), Juve pronta ed arrembante sulle fasce laterali dove Asamoah ha provato a sbaragliare tutti, mentre Isla se l'è cavata con dignità ma scarsa incisività. Juve molto più forte sulla fascia sinistra dove andava a inserirsi anche Giaccherini, tranquilla nell'assetto difensivo non tanto per la bontà di Lucio e Bonucci che, insieme, potrebbero far venire il mal di cuore a tutto uno stadio, bensì per l'attivismo carta velina degli attaccanti del Chievo.
Insomma, nel rispetto della tradizione, i veronesi hanno badato a non prenderle, ma con una forza di squadra mai accattivante, trovarsi dopo dieci minuti della ripresa ancora alla pari (quando Giaccherini si è mangiato un'altra palla gol) è stato un miracolo del pallone e del portiere, più che una storia realistica della partita.

La Juve semmai avrà capito, ancora una volta, che certi pezzi da novanta sono insostituibili e che là davanti manca un goleador-killer, perlomeno implacabile. Vucinic gioca molto a sprazzi, ed allora è tutto un rincorrere a chi può arrivare al gol. Non è un caso se i cannonieri juventini sono uno, nessuno e centomila. E ieri ha esordito anche Bendtner. Solo un metter il naso in campo. Stavolta la squadra ringrazia Quagliarella, sbucato in area inventandosi la conclusione da foto ricordo. Chiellini, pochi secondi prima si era visto ribattere una palla gol in corner, Giaccherini aveva mancato un'occasione, “Top Quaglia” si è fatto hombre del partido, prendendosi ogni rivincita su chi lo voleva dimenticare e magari vendere: prima ha fatto gol per lo spettacolo e i cuori deboli, poi quello più semplice (qui mi infilo e qui ti stendo) per la tranquillità della Juve. Tre gol in due partite, anzi in meno di cento minuti. Per la Juve 14 successi in 15 partite consecutive di campionato, 11 reti in quattro match e due gol subiti.

I numeri dicono qualcosa.

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