Bomber spuntati nell'ultimo giro delle nazionali, ma mai così prolifici in campionato. Sull'asse Torino-Roma va in scena la doppia sfida tra i quattro bomber in testa alla classifica marcatori: all'Allianz Stadium quella tra Dybala (zero minuti nell'Argentina che ha acciuffato il Mondiale in extremis) e Immobile (due gare senza reti in un'Italia costretta agli spareggi per la Russia); all'Olimpico di fronte Dzeko e Mertens, già incrociatisi a Sarajevo una settimana fa quando la Bosnia ha perso il treno per la rassegna iridata perdendo contro il Belgio, già qualificato da tempo.
Tre di loro sono fra i «nominati» per il Pallone d'Oro (manca solo Immobile), tutti viaggiano a una media realizzativa altissima. La «Joya» juventina è già a quota 10 reti, come il numero di maglia indossato quest'anno, l'anno scorso a questo punto della stagione ne aveva segnata solo una a Empoli e solo alla fine del campionato arrivò a 11, ma oggi potrebbe a sorpresa restare in panchina; il Ciro laziale è a quota 9 senza saltare nemmeno un minuto (dodici mesi fa era fermo a 4 dopo 7 turni). Nell'ultima sfida diretta (la finale di Supercoppa) segnarono una doppietta a testa, ma fu più pesante quella del centravanti biancoceleste che alzò la coppa con il resto della truppa di Simone Inzaghi. Il romanista viaggia già con due gol di vantaggio rispetto al 2016, partendo per altro sempre titolare, Mertens ne ha fatti addirittura cinque in più, ma fu proprio a ottobre 2016, con l'infortunio nella nazionale polacca di Milik, che fu inventato nove da Sarri dopo l'«indigesta» staffetta con Insigne sulla fascia.
Dai loro piedi passano le sorti di un sabato scoppiettante che può accorciare o allungare la graduatoria nelle alte sfere. Mertens ha già segnato un gol da cineteca all'Olimpico contro la Lazio, l'anno scorso piegò l'orchestra di Spalletti con una doppietta, ma il Napoli con Juve e Roma nelle ultime otto sfide ha ottenuto solo due successi. Nonostante la presenza di due bocche di fuoco, il tecnico giallorosso Di Francesco va controcorrente: «All'Olimpico (pieno solo per metà, ndr) vincerà chi farà meglio la fase difensiva e se la squadra di Sarri è la più bella, la Juve resta favorita per il titolo». Eppure il Napoli sta esercitando una vera e propria dittatura sul campionato: è in testa a tutte le classifiche, dalle reti fatte al possesso palla. Ma anche nel silenzio stampa del tecnico, imposto dal club per scaramanzia alla vigilia di ogni gara. Intanto Sarri confermerà i titolarissimi, mentre la Roma si affida ai romani: in campo dall'inizio Florenzi, De Rossi e Pellegrini, con Totti a «vegliare» in tribuna.
A Torino va in scena la terza sfida in cinque mesi tra Juventus e Lazio. Un trofeo a testa il bilancio e oggi Allegri vuole cancellare la deludente serata preferragostana. «Abbiamo tutti contro, le avversarie sono ancora più arrabbiate, dobbiamo essere più duri e tosti per vincere e questo sarà il mese di Higuain», così il tecnico campione d'Italia e vicecampione d'Europa, che non esclude in un futuro lontano di sedere sulla panchina della Nazionale e che recupera Mandzukic. «Sappiamo cosa ci aspetta, serve una Lazio perfetta», il refrain di Simone Inzaghi ogni volta che incontra la Juve, squadra che molti vedono nel suo futuro. «Voci che fanno piacere, ma loro hanno già un grandissimo allenatore», sottolinea il tecnico biancoceleste.
La Lazio non vince nella tana bianconera da 15 anni, a Immobile, unica faccia italiana dei bomber d'annata e a inizio carriera cresciuto e poi abbandonato dalla Juve, chiede di infrangere il tabù. Gli altri bomber non vorranno essere da meno.
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