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Questa F 1 entusiasma i bookie e gli esperti

Questo Mondiale di Formula 1 è la gioia dei bookmaker, per la ripartizione del rischio su vari favoriti, ma anche degli scommettitori competenti che hanno a disposizione ottime quote sia per i gran premi che per la classifica generale. Dopo la vittoria di Hockenheim Alonso aveva visto calare la sua quota da 2,50 a 1,80: in altri termini passando dal 40% (100 diviso la quota) al 55% di probabilità di mercato. Una enormità. Prima del Gran Premio di Ungheria il secondo favorito per il Mondiale era ancora Vettel, a 3,50, seguito da Hamilton a 12,00. Poi è arrivato l'Hungaroring di domenica scorsa e dopo il trionfo la quota di Hamilton si è dimezzata, mentre Vettel è arrivato a 4,00. Quasi statico Alonso: 1,90. Fermiamoci qui con i numeri e riflettiamo un attimo: chi paga tutto questo? Risposta: il cosiddetto parco buoi, proprio come in Borsa. Portato naturalmente a puntare su un pilota dopo una grande prestazione, quindi con quota in discesa. Non solo, ma proprio come in Borsa il meccanismo della 'mediazione' fa sì che il rischio per il banco si abbassi (e quello per gli scommettitori si alzi) quando si segue la corrente. Esempio concreto. Poniamo che ci siano state puntate per 100 milioni di euro su Hamilton a 12,00, di sicuro dopo il Gran Premio di Ungheria la gente che crede in lui sarà aumentata di molto e complice la quota ancora buona quei 100 milioni non saranno certo diminuiti. Stiamo bassi e diciamo che adesso su Hamilton a 6,00 stanno confluendo 200 milioni. Hamilton vince il Mondiale e bisogna pagare la scommessa: quindi di 300 milioni giocati ne tornano sul mercato 1.600. Dal 12,00 iniziale il rischio di impresa è così sceso a 6,30 (1.600 diviso 300, più uno). In altre parole, chi segue la corrente ha un vantaggio meno che proporzionale rispetto al mutare della probabilità sportiva. Quindi il consiglio per i competenti è quello di prendere posizione molto prima, quando si possono sfruttare le differenze di valutazione con i quotisti.

Oppure quello di andare, quando è il caso, contro il mercato.
Twitter @StefanoOlivari

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