Questa Juve è più convinta delle Signore di Trap e Lippi

Con Platini e Del Piero, i campioni dell'85 e del '96 erano più talentuosi. Ma la squadra di Allegri è una fuoriserie

Questa Juve è più convinta delle Signore di Trap e Lippi

È come giocare con le figurine. Più forte la Juventus di Allegri o quella di Lippi e Del Piero? Migliore questa o la Juventus di Trap e Platini? Impossibile un verdetto definitivo, dipende dai gusti, dal contesto. E' cambiato il gioco ma sono rimasti uguali i campioni, coloro che, nel gioco, sanno distinguersi per gesti tecnici e intelligenza tattica. Oggi la potenza fisica spesso ha la prevalenza sui limiti di qualità tecnica, nessuno può ripetere le giocate di Platini e la progressione di Boniek, così è difficile riproporre la leggerezza di Del Piero o la prepotenza di Nedved. La scuola di Trapattoni diversa dalla filosofia di Lippi, entrambi protetti da una società che esibiva la massima potenza, Gianni&Umberto Agnelli da dirigenti competenti, Boniperti, unico da antico regime, e Giraudo, più moderno anche dei contemporanei.

Oggi Allegri ha saputo mettere ordine a un puzzle che ogni anno cambia i suoi ritagli di cartone. La Juventus finalista di Champions league, di coppa Italia e prossima vincitrice del sesto titolo consecutivo, è unica, una fuoriserie, nel senso etimologico e non popolare, un prodotto pensato e costruito e infine assemblato che ha garantito i risultati finora ottenuti. Il blocco difensivo è rimasto immutato, dunque le fondamenta sulle quali costruire la casa, l'attacco si è rinforzato in modo determinante con gli arrivi di Higuain e Dybala, qui Allegri ha dimostrato la propria saggezza (e tenacia) spostando l'insostituibile, per lui, Mandzukic nel ruolo di ala, mediano, guardia del corpo di chiunque, aggiungendo chili e perizia a un gruppo che di questo aveva bisogno. Il centrocampo, dato per disperso dopo le partenze di Vidal e Pirlo e depauperato per la cessione di Pogba, ha trovato il vigore, l'intelligenza essenziali e indispensabili con Khedira, Pjanic, Alex Sandro, avendo come rinforzi Cuadrado e Marchisio, oltre ad Asamoah. Questa è una Juventus più convinta del proprio potenziale, consapevole che i risultati non sono scaturiti dalla debolezza avversaria o dagli aiutini che, secondo volgo, ne hanno macchiato la carta di identità.

La Juventus di Trapattoni aveva valori individuali eccezionali, il gruppo dei campioni del mondo dell'82, ai quali si erano aggiunti Boniek e Platini, ma la squadra arrivò sgonfia alla finale di Atene con l'Amburgo, per un lungo periodo di assenza di stimoli e un ritiro vissuto mollemente, come hanno confessato i suoi stessi interpreti, battuti dal gol di Magath. Quell'Amburgo non era affatto temibile, a differenza dell'Ajax di Cruijff che dopo 7 minuti, con il gol di Rep, spense i sogni di una vecchia e romantica Juventus (Altafini e Haller) a Belgrado nel 73. Era sicuramente forte la Juventus di Lippi che si riscattò con lo stesso Ajax a Roma ma ci vollero i rigori per alzare la coppa e dopo quella finale Vialli se ne andò al Chelsea e toccò al club ricominciare l'avventura.

Le altre Juventus sconfitte nelle finali di coppa dei Campioni non hanno lasciato memorie particolari, si trattava di un'impresa quasi episodica, la squadra cresceva ma non veniva ritenuta di grande censo internazionale, seppure avendo conquistato per due volte l'Intercontinentale contro squadre argentine, grazie ai gol del suo migliore giocatore (Platini su rigore con l'Argentinos Junior e Del Piero contro il River Plate). Anche nella finale di Manchester contro il Milan di Ancelotti, la Juventus pensò più all'assenza di Nedved che alla presenza degli altri e i rigori la giustiziarono.

La Juventus di Allegri ha coscienza ed equilibrio, doti che fanno di una squadra una grande squadra.

Ha raggiunto l'età scolare, dopo sei anni è pronta per incominciare un'altra storia che è sempre la stessa, dalla fondazione. E' il suo segno distintivo, cambiando l'ordine e il cognome dei fattori, il prodotto resta uguale.

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