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Inzaghi: "Questo Milan mi esalta e lo riporterò in Europa"

"Ho accettato di allenarlo anche in tempi di vacche magre perché lo amo. Sapevo che prima o poi sarei arrivato qui"

Il presidente Silvio Berlusconi e Filippo Inzaghi a Milanello
Il presidente Silvio Berlusconi e Filippo Inzaghi a Milanello

Caro Pippo Inzaghi, proviamo a fare un bilancio dei suoi primi 100 giorni da allenatore del Milan?

«Sono stati belli, intensi, emozionanti. Ho la fortuna di lavorare per la squadra del cuore, la società e i tifosi mi amano, tutto ciò mi rende orgoglioso».

D'accordo ma usciamo dalla retorica…

«Il primo risultato raggiunto è stato il seguente: tutti, critici e rivali, hanno riconosciuto in questo Milan la voglia di battersi oltre che una identità del gioco. Lo ripeto tutti i giorni: possono anche batterci ma perché sono più forti, non perché hanno più motivazioni di noi. Per ora mi basta e avanza».

Piano, piano: scelga un più e un meno da confessare…

«Ho la fortuna di lavorare con un gruppo sano: ecco l'aspetto positivo da sottolineare. Se invece ho un rimpianto è quello di averli sottoposti, senza adeguata preparazione, a una serie di amichevoli che avrebbero potuto sotterrare la loro autostima».

È proprio sicuro di aver stregato il presidente Berlusconi?

«Quello che ci distingue è l'unità di intenti. Se il presidente arriva a Milanello dopo i due pareggi di Empoli e Cesena, raduna la squadra e dice loro: ho apprezzato lo spirito dimostrato, beh conferma di essere un grande. È andata proprio così. Se poi per due volte Barbara Berlusconi viene in sala-stampa per esprimere giudizi lusinghieri sul conto della squadra, io mi sento molto gratificato oltre che fortunato».

Come andò quella sera ad Arcore quando arrivò nascosto nell'auto di Galliani per essere nominato allenatore del Milan?

«Quando ho cominciato la carriera di tecnico con gli Allievi prima e poi con la Primavera, mi sono divertito ma ho anche pensato che un giorno avrei potuto allenare la prima squadra. Quando quel sogno si è realizzato, ero molto emozionato. Peccato che la magica serata sia stata rovinata dall'infortunio di Montolivo in Nazionale».

Lo sa che tra poco fare più gol degli altri non sarà più sufficiente?

«E infatti io non sono entusiasta dello slogan “divertiamoci”. Io punto a prendere meno gol, perché così è possibile piantare le premesse per tornare a vincere. Dovremo farlo un po' alla volta, me ne rendo conto. E per questo lavoro 10 ore al giorno qui a Milanello, con il mio staff».

Il rilancio di Honda, Zapata e Abate, il recupero di Menez: è questo il suo fiore all'occhiello?

«Il merito è degli interessati, si allenano seriamente, io mi faccio condizionare da quel che vedo in campo. Avevo ascoltato i commenti negativi sul loro conto e li ho lasciati fuori dal cancello di Milanello. Ma la vera fortuna per ora è avere la possibilità di schierare due sistemi di gioco, io non sono uno che cerca di adattare le caratteristiche del giocatore allo schema».

A quando il recupero definitivo di El Shaarawy?

«Ho scelto il 4-3-3 in partenza per esaltare le sue virtù, con la Juve l'ho preferito a Bonaventura: non è sufficiente per capire cosa penso di Stephan?».

Caro Inzaghi, poche storie: lei deve scegliere, o il ragazzo con la cresta o Torres…

«Se col Chievo avessi lasciato fuori Torres mi avrebbero chiesto perché, se avessi messo da parte Menez mi avrebbero fatto la stessa domanda. Io di 3 ne devo scegliere 2 e loro devono essere bravi a mettermi in difficoltà. Ripeto: se El Shaarawy gioca come negli ultimi minuti col Chievo, chi lo toglie più?».

Come può, uno innamorato del gol come Inzaghi, giocare senza un centravanti di ruolo?

«Ne ho tre a disposizione: Torres, Pazzini e Menez, una vera fortuna. Se poi scrivete che Menez, da esterno, non funziona, allora faccio bene a schierarlo centrale».

Qui bisogna far convivere tanti giocatori di caratteristiche offensive…

«Il modello di riferimento è il Real Madrid e non solo perché c'è il mio mister, Carlo Ancelotti. Anche lui ha arretrato Rodriguez a centrocampo e fa giocare davanti il trio Cristiano Ronaldo, Benzema e Bale».

Paolo Maldini al premio Liedholm ha dichiarato: il Milan non vince perchè non ha più soldi. Condivide?

«Lavorare al Milan in tempi di vacche magre, come dice Paolo, mi esalta. Io sapevo, quando ho accettato l'incarico, quali fossero i piani del club. Ho detto sì perchè amo il Milan e perché sono convinto che lavorando sodo torneremo a vincere. Chi allena il Milan ha il dovere di essere ambizioso».

Per quale piazzamento è disposto a firmare adesso: 3° o 5° posto?

«Il primo obiettivo è: fare meglio dell'anno scorso. Il Milan deve tornare in Europa, se poi dovesse avvenire dalla porta principale della Champions league, meglio ancora».

E la coppa Italia?

«Per noi quest'anno vale la Champions league».

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