Calcio

Raspadori beffa la Juve e regala al Napoli un match ball scudetto

Stadium di Torino violato al 93': titolo a Spalletti se batte la Salernitana e domenica la Lazio non vince

Raspadori beffa la Juve e regala al Napoli un match ball scudetto

Torino Il Napoli profana la casa della Juventus per cucirsi definitivamente lo scudetto sul petto. È solo una questione aritmetica: servono tre o cinque punti. Allo Stadium una partita sul filo dell'equilibrio decisa in pieno recupero da Raspadori dopo che il Var aveva richiamato Fabbri per annullare un gol a Di Maria a cinque minuti dalla fine. Decisione che fa infuriare i bianconeri e anticipa la festa della capolista che punisce una Signora volitiva che non sorpassa e nemmeno aggancia la Lazio al secondo posto (per quello che può valere in attesa di una penalizzazione con la calcolatrice) e incassa la terza sconfitta di fila. Ora c'è la coppa Italia con l'Inter, un'altra battaglia dopo i veleni dell'andata.

Allegri va vicino al colpo nonostante nelle scelte sembri puntare sull'appuntamento a San Siro di mercoledì perché dopo la fatica di Lisbona lascia fuori Vlahovic, Chiesa e Di Maria (più Alex Sandro e Bremer) pensando all'Inter di mercoledì in coppa Italia. Il Napoli dopo la botta del Milan in Champions League schiera i titolarissimi al netto degli infortuni. Per la squadra di Spalletti, fuori dalle coppe, la motivazione extra è quella di andare a dare a un'altra lezione alla nemica di sempre dopo il pokerissimo dell'andata. Luciano e Max si salutano freddamente dopo i veleni dell'andata e la rincorsa finale al collega del futuro tecnico campione d'Italia.

Allegri prende in prestito il copione di Pioli che ha dato scacco matto al Napoli in tre partite nel giro di poche settimane. Quindi modulo cangiante che varia dalla difesa a tre a quella a quattro per coprire in ampiezza il campo. Soulé e Miretti a turno «mascherano» Lobotka alla Bennacer. L'unica differenza è che Kostic non è Leao: il serbo scappa due volte in contropiede, ma una volta sbaglia l'appoggio a Milik tutto solo davanti a Meret, l'altra non riesce ad andare in porta. Il Napoli ha un solo spartito come ampiamente dimostrato, ma dà sempre l'impressione di avere il colpo in canna anche se Osimhen e Kvara (colpito duro da Gatti al volto) non tirano mai. Anche la Juve non fa molto di più: solo Cuadrado scalda i guanti a Meret.

La prima mossa, anzi doppia, è di Allegri dopo un'ora: dentro Chiesa e Di Maria, per Kostic e Miretti. Osimhen, «copiaincollato» da Rugani, si manifesta dopo un'ora, quando Olivera fa una diagonale perfetta su Milik e la capolista riparte. Il nigeriano scheggia il palo, poi deposita tra le braccia di Szczesny sul successivo corner. Elmas e Zielinski danno ossigeno a un Napoli che rischia di piacersi troppo. La Juve sarebbe letale in contropiede perché adesso in campo c'è Di Maria che vola a segnare il vantaggio convalidato da Fabbri ma annullato dal Var che richiama l'arbitro e annulla per un fallo di Milik sul recupero palla che fa infuriare lo Stadium, che già contestava per quella che riteneva una direzione a senso unico. E quando inizia il diluvio su Torino Raspadori la punisce con una volée al volo mentre Cuadrado reclama un rigore nell'altra area.

Inizia il conto alla rovescia: se il Napoli vince sabato il derby con la Salernitana e la Lazio non batte l'Inter, domenica a pranzo sarà scudetto davanti alla tv.

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