Sport

Ravanelli svela i grandi rimpianti "Perché ho lasciato la Juventus"

Fabrizio Ravanelli, in esclusiva per ilgiornale.it, ha toccato diversi temi tra cui la lotta scudetto a tre, la Champions League, i suoi anni passati alla Juventus e molto altro ancora

Ravanelli svela i grandi rimpianti "Perché ho lasciato la Juventus"

Fabrizio Ravanelli è stato uno degli attaccanti italiani più forti e prolifici tra la metà degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta. L’attaccante classe ‘68 dopo essere cresciuto nelle giovanili del Perugia fa il suo esordio con il club umbro in prima squadra, in C2, nel 1986-87 mettendosi subito in mostra con tre stagioni di livello in cui segna oltre 40 reti in 90 partite, tra C2 e C1.

Dopo le esperienze tra Avellino, poco fortunata, in Serie B e Casertana in C1 tra il 1990 e il 1992 si mette in mostra nella serie cadetta con la Reggiana e questo gli serve come trampolino di calcio per affacciarsi non solo alla Serie A ma ad uno dei club più importanti in Italia e nel mondo: la Juventus. Con i bianconeri, in quattro stagioni, gioca 160 partite e realizza 68 reti, 30 nel 1994-95- Ravanelli con la maglia bianconera mette in bacheca una Coppe Uefa, uno scudetto, una Coppa Italia, una supercoppa Italiana e una Coppa dei Campioni nel 1995-96.

Nell’estate del ’96 Ravanelli lascia la Juventus per tentare l’esperienza in Premier League tra le fila del Middlesbrough dove realizza 31 reti in 48 partite stagionali. Il bomber umbro riesce anche ad imporsi in Francia nell’Olympique Marsiglia dove segna 31 gol in 84 partite e nel gennaio del 2000 torna in Italia tra le fila della Lazio dove vincerà il suo secondo scudetto proprio beffando la sua ex squadra, la Juventus. Nel finale di carriera Ravanelli torna in Inghilterra al Derby County e infine gioca per il Dundee in Scozia e chiude la sua carriera al Perugia nel 2004-2005.

Ravanelli, in esclusiva per ilgiornale.it, ha toccato diverse tematiche tra cui la ripresa del calcio, la lotta scudetto tra Juventus-Lazio e Inter, la Champions League, Sarri e molto altro ancora:

Cosa ne pensa di questi primi giorni di ripresa del calcio, si è ripreso troppo tardi oppure è giusto così?

"Credo si sia tornati in campo nel momento giusto, sono state usate tutte le precauzioni del caso per poter salvaguardare tutto e tutti. Il calcio è la terza azienda in Italia ed è stato giusto e bello ripartire proprio inq questo momento per ridare morale al paese. Noi italiani siamo forti e tenaci, anche nei momenti difficili riusciamo a ottenere il massimo e a uscirne alla grande. Il calcio in questo può dare e darà un grande segnale".

Trova eccessive le critiche alla Juventus?

"La Juventus è una squadra forte, ha una società incredibile e credo che la storia parli per lei. La Juventus è una società da prendere ad esempio e questo vale per tutti. Uno può anche essere antijuventino ma ripeto la società ha una sua storia ben definita da sempre. Non ha mai cambiato proprietà, il club è da sempre solido e sa gestire i momenti difficili senza mai andare nel panico. Qualora non dovesse vincere quest’anno non si deve cadere nel dramma anche se penso che lotterà per lo scudetto fino alla fine".

Sarri è finito nel tritacarne mediatico: secondo lei sta sentendo la pressione?

"Non è facile per Sarri dato che viene da otto anni in cui ci sono stati allenatori come Antonio Conte e Massimiliano Allegri che hanno vinto tre e cinque scudetti. Non ha ereditato una situazione facile ma lui ci sta mettendo competenza e cuore. Ora toccherà alla Juventus e non solo a lui metterci orgoglio e determinazione lottando fino alla fine, come dice il suo motto. Le critiche ci sono, ci stanno e ci saranno sempre, lui lo capisce e sa che è normale. I bianconeri devono ancora entrare in forma e penso che vedremo una squadra in crescendo".

Vede una lotta scudetto a due o a tre nonostante le due battute d'arresto di ieri sera di Inter e Lazio?

"La Lazio la vedo bella agguerrita, mancano ancora 11 partite con 33 punti in palio che sono un’enormità. Poi quando ricapita alla Lazio una situazione del genere? Anche l’Inter però è dentro a questa contesa nonostante gli 8 punti: si lotterà punto a punto e partita per partita, credo proprio che il campionato si deciderà all’ultima giornata".

Se devo sbilanciarsi su chi scommetterebbe?

"La Lazio si sta dimostrando una grandissima squadra e ripeto penso che lotterà come non mai perché non gli capita spesso di poter lottare per il vertice. L’Inter lotterà fino alla fine per la sua storia e per la sua attitudine ma soprattutto per il carattere del suo allenatore. Poi c’è la Juventus ovviamente che è favorita. Difficile però dire chi la spunterà, mancano ancora troppe partite".

Capitolo Champions League: ce la farà a vincerla la Juventus dopo 24 anni?

"Io ho avuto la fortuna di vincerla nel 1995-96, sono stato l’ultimo sfortunatamente per i colori bianconeri. Dico solo che non sarà facile ribaltare il Lione, tutti danno per scontato che la Juventus ce la farà ma io conosco il calcio francese…quella di Garcia è una squadra spigolosa e scomoda. Bisognerà essere cinici in fase conclusiva e attenti in fase difensiva. Non mi voglio sbilanciare ma mi auguro che ce la faccia".

Se non dovesse farcela sarebbe da considerarsi un fallimento visti gli ingenti investimenti degli ultimi anni come il pesante ingaggio di CR7?

"Io ho paura perché il Lione ha già mandato a casa CR7 quando giocava nel Real Madrid (ride; ndr). A parte gli scherzi, non sarà davvero una gara facile e se la Juventus dovesse uscire agli ottavi sarebbe sicuramente un risultato non da Juve e altamente deludente".

Ci racconta qualche aneddoto particolare nei suoi quattro anni passati alla Juventus?

“Ci sono tanti aneddoti bellissimi, ma quello più significativo che mi viene in mente è quando Ferrara, erano i primi giorni dell’era Lippi, Moggi, Giraudo e Bettega salì sulla sedia e si mise a raccontare le sue barzellette. Ciro per il gruppo è stato davvero fondamentale, un vero uomo spogliatoio. Quella squadra poi vinse al primo colpo lo scudetto e l’anno seguente la Champions League”.

Quale allenatore le ha dato di più nella sua formazione?

“Fortunatamente ho avuto la fortuna di conoscere tanti allenatori bravi. Da Trapattoni alla Juventus nel ‘92 quando vincemmo la Coppa Uefa, fino ad arrivare a Lippi e Sacchi in nazionale: loro tre sono stati quelli che mi hanno lasciato molto”.

Ha legato con qualche compagno in particolare alla Juventus?

“Sono sempre andato d’accordo con tutti e farei un torto a fare un solo nome. Di Livio, Torricelli, Conte, Del Piero, Ferrara e tanti altri: quello è stato un grande gruppo ad esempio, tutti andavamo d’accordo”

Ha qualche rimpianto in carriera?

“Aver lasciato la Juventus nel 1996, io potevo anche rimanere… è stato un mio errore che non dico di aver pagato caro dato che poi ho vinto uno scudetto alla Lazio, ho fatto due grandi esperienze, anche di vita per la mia famiglia, all’estero al Middlesbrough e al Marsiglia. Mi spiace perché avrei potuto essere una bandiera della Juventus se fossi rimasto, ero vice capitano dietro a Gianluca Vialli e sarei stato anche capitano. Ma ormai è acqua passata".

Segui già la pagina di sport de ilGiornale.it?

Commenti