La Red Bull fa scintille: "Stupido". E Seb si scusa

Webber accusa il vincitore: "Ha il piede pesante ma al solito sarà protetto". Maretta anche in Ferrari ma Alonso difende il team: "Facile parlare dopo"

La Red Bull fa scintille: "Stupido". E Seb si scusa

La Malesia può avere l'effetto di uno tsunami sul mondiale. Esagerato dire che nulla sarà più come prima dopo Sepang, ma qualcosa, forse molto, cambierà. A partire dalla Red Bull. Vettel e Webber hanno messo in scena il podio meno sorridente della storia. Per capire il clima tra i bibitari: niente foto celebrativa per la vittoria con tutto il team. Perché? Colpa del disobbediente Sebastian Vettel che ha sorpassato il compagno, nonostante fosse partito l'ordine di mantenere le posizioni. Chris Horner lo ha messo spalle al muro: «L'ha violato deliberatamente. Ha anteposto il suo interesse a quello della squadra». Insomma il tre volte campione del mondo l'ha fatto apposta anche se poi ha detto: «Ho sbagliato, ma non di proposito». Mark Webber, dopo lo «stupido» detto via radio dal team, ha affrontato a muso duro il compagno nella stanza dei piloti con un eloquente “Multi 21”, il codice per il congelamento delle posizioni. Questo mentre la moglie urlava «Scandaloso Vettel». Poi l'australiano sentendosi derubato ha rincarato la dose: «La squadra mi ha detto che la gara era finita… Seb ha il piede pesante e come al solito sarà protetto». Vettel imbarazzato ha abbozzato: «Forse sono stato troppo aggressivo. Ho fatto un grosso errore». Poi schierato davanti al plotone d'esecuzione del team ha chiesto scusa al compagno e alla squadra.

Incidente diplomatico simile sfiorato anche in Mercedes. Rosberg più veloce di Hamilton ha chiesto più volte al muretto di poter passare. Ross Brawn ha detto no e lui non ha gradito. Poi tutto è rientrato grazie anche alla diplomazia di Lewis sul podio: «Ci doveva essere Rosberg qui». Un po' di miele che ha addolcito il compagno: «Ho capito. Sono sicuro che a posizione invertite sarebbe accaduta la stessa cosa».

Questioni simili le ha avute spesso e volentieri in passato anche la Ferrari. Ma ieri non c'è stato bisogno. Perché dopo pochi metri di rosse in gara ce n'era rimasta solo una. Colpa di un harakiri collettivo che ha compromesso la corsa di Alonso dopo la «toccata» con il musetto a Vettel. Stefano Domenicali ha ammesso l'errore: «Abbiamo avuto l'impressione che l'ala anteriore potesse resistere. A posteriori è stato un rischio inutile provare a evitare le due soste nell'arco di sole quattro tornate. Alonso poteva essere l'eroe del weekend». E comunque Domenicali ha precisato: «La decisione è stata del muretto, Fernando può dire come si comporta la macchina ma non può vedere il danno».

Lo stesso Alonso ha difeso il team: «La macchina non sembrava andare troppo male e con la squadra abbiamo deciso di continuare, perché se ci fossimo fermati avremmo perso la possibilità di finire davanti. Potevamo vincere. Fosse successo qualche secondo prima sarei potuto rientrare. Abbiamo avuto tanta sfortuna, facile parlare dopo». Come quella di trovarsi davanti un Vettel «stranamente» impalato che non è riuscito a evitare: «Si è praticamente fermato in mezzo alla curva, sarà andato a dieci chilometri l'ora».

E poi una frecciata alla Red Bull: «Alla Ferrari siamo uniti: è la prima cosa che vuole il presidente. Invece loro dicono di essere molto legati, poi guarda cosa combinano. C'è una bella fessura nella loro integrità…». Ora alla Rossa sanno che la Red Bull litiga e ti «rompe» le ali. Meglio stargli davanti e alla larga.

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