La "regola del "7" fa sognare. Però occhio al settimo ko...

La cabala: dal 1989 ogni sette anni un'italiana vince la finale di Champions, la Juve però ne ha perse già sei

La "regola del "7" fa sognare. Però occhio al settimo ko...

Se si parlasse di lotto, sulla ruota di Torino il numero da giocare in questa settimana sarebbe il sette. Ma il riferimento non è al numero di maglia indossato nella storia della Juventus, tra gli altri, da Mauro, Altafini, Causio, Bettega, Deschamps, Di Livio, Pessotto, Salihamidzic, Zaza e ora Cuadrado. Né tantomeno quello dell'avversario più pericoloso nella notte di Cardiff, il Cristiano Ronaldo che ha fatto del sette il suo marchio di fabbrica.

In realtà il numero è legato alla cabala e una tradizione positiva per il nostro football: ogni sette anni un club italiano si issa sul trono d'Europa e questo dato non può che essere una piacevole coincidenza per la squadra bianconera. Il ciclo è iniziato nel 1989 a Barcellona quando il Milan di Sacchi vinse contro la Steaua Bucarest, poi i successi nel 1996 (seconda vittoria della Juve a Roma contro l'Ajax ai calci di rigore, l'ultimo trionfo nella Coppa dalle grandi orecchie per la Signora), nel 2003 (ancora il Milan a Manchester nel derby di casa nostra proprio con i bianconeri vinto ai calci di rigore) e nel 2010 (l'Inter di Mourinho a Madrid contro il Bayern Monaco, ultima volta di un triplete italiano). Un vero e proprio assist per la truppa di Allegri, che si fa forza di un percorso europeo da protagonista. Considerando anche la finale del 2015 e il quarto perso solo nei supplementari l'anno scorso con il Bayern.

Se andiamo più indietro nel tempo, fatta eccezione per il 1975, ci sono anche i trionfi della Nazionale azzurra nel 1968 (vittoria dell'Europeo) e nel 1982 (successo al Mundial spagnolo). La regola dei sette anni vale dunque anche nell'ultimo mezzo secolo di calcio internazionale.

Ma il sette è anche un numero da evitare perché legato al vero tabù bianconero: quello delle finali perse. Ne ha giocate otto la squadra torinese, ne ha perse sei, tutte in anni dispari tranne quella del 1998. L'avversario? Guarda caso proprio il Real che all'Amsterdam Arena sconfisse la Juve con un gol di Predrag Mijatovic, tornando sul trono continentale dopo 25 anni mettendo le mani sulla sua settima (ecco che torna il numero magico) Coppa dei Campioni. Quella notte, la Juve indossava la maglia bianconera. La stessa che avrà anche al Millennium Stadium. Spazio agli scongiuri del caso. Meglio pensare al possibile tris dopo i successi con il Liverpool nella terribile notte dell'Heysel e quello già citato con l'Ajax.

Complessivamente poi la Juve, nelle ultime due edizioni della Champions (dalla finale di Berlino in poi), ha perso solo una delle 20 partite giocate. Contro una spagnola, è vero (il Siviglia nel dicembre 2015), ma la gara non contava perché i bianconeri erano già qualificati per la fase a eliminazione diretta. «Restiamo calmi e lucidi», si raccomanda Allegri.

La notte sarà intensa, ma può essere dolcissima per i bianconeri che vogliono la rivincita di due anni fa. E nel ritiro blindatissimo a 35 chilometri da Cardiff (un resort golf club di cui è socio perfino uno degli avversari, lo scozzese Gareth Bale), si penserà anche alla cabala...

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