L a Juventus non è finita. Di sicuro è sfinita. Sfinita dall'ossessione eterna della Champions e dai conti che non tornano, come non tornavano già prima di questa doppia sfida contro l'Ajax. Andrea Agnelli si è presentato dopo la sconfitta a rappresentare la società, come insegnava suo padre Umberto, elogiando l'avversario e ribadendo che la Juventus ripartirà con uguali obiettivi, anche con lo stesso allenatore. Ritengo inopportuna la conferma pubblica di Allegri, lo stesso tecnico livornese ha annunciato di voler restare ma non tutto l'ambiente bianconero ne è convinto, non per metterne in discussione la professionalità quanto la necessità di un cambiamento di mentalità e di identità tattica. Ma se è facile disegnare a parole la nuova Juventus, è quasi impossibile realizzare il fantacalcio, perchè il bilancio non consente fantasie. Il mercato non offre, a cifre umane, alternative valide, la suggestione di De Ligt svanisce nel momento in cui il capitano olandese ha scelto il Barcellona come il suo collega De Jong.
Semmai è l'ora delle cessioni. Il caso Dybala è sul tavolo: l'argentino ha sbagliato un altro esame. E' irriconoscibile rispetto a un anno fa, quando garantiva venti gol a stagione; ha smarrito fiducia e valore di mercato. Altre figure sono in lista di partenza, Pjanic e Alex Sandro, sempre che arrivino richieste degne. L'arrivo di Cristiano Ronaldo ha provocato un terremoto tecnico: nel giro di un anno sono scomparsi dai radar sia Dybala, sia Higuain, perso a Milano, scomparso a Londra e in conto bialncio Juventus per milioni trentaquattro. Higuain ha trentuno anni, non è da escludere che a fine giugno il Chelsea lo restituisca al mittente e la Juventus potrebbe ritrovarsi a disposizione un calciatore che non può essere finito, semmai da rilanciare. Il timore che Cristiano possa andarsene è una falsa notizia figlia dello sconforto del portoghese.
Sabato la Juventus celebrerà lo scudetto, senza l'euforia che avrebbe procurato la promozione alla semifinale. C'è di peggio, vista l'aria delle concorrenti in campionato e il clima del nostro football.
L'Ajax ha dato una lezione a tutto il sistema e ad alcuni imbonitori nostrani: non contano soltanto i fatturati se, al momento del conto, Paris Saint Germain, Real Madrid, Manchester United, Bayern e Juventus sono fuori dai giochi e il Barcellona di Messi ritrova la semifinale dopo quattro anni di assenza.
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