Riecco l’Italia del catenaccio: "Guai a chi tocca Cannavaro"

Lippi difende il capitano: unico a parlare nel processo di lunedì. Contro la Slovacchia sarà data fiducia alla stessa retroguardia

Riecco l’Italia del catenaccio: "Guai a chi tocca Cannavaro"

«A volte stento a riconoscermi quando sono così arrabbiato; faccio un viaggetto al di fuori del mio corpo, guardo le mie mani rosse e la mia faccia cattiva, e mi chiedo come può un uomo ridursi così. Ormai sono diventato un problema per me stesso».
Vi sfido a indovinare chi abbia pronunciato queste parole in un film? Hopkins in Hannibal? Negativo. Nicholson in Shining? No. Perkins in Psycho? Nemmeno lui.
Si tratta di Brad Pitt, il film è del 2007, diretto dal regista Andrew Dominik. Titolo? «L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford».
Ora che c’entra questo con il mondiale di football? Beh, dovreste rivolgere la domanda a Marcello Lippi che ha voluto spiazzare gli astanti cronisti, seminatori di trappole e banditi, citando una frase del gentiluomo americano finito ammazzato da mister Ford, suo sodale di gang: «I cavalli, Johnny, si contano al palo» tanto per dire «piano con le critiche che poi alla fine vedrete chi avrà ragione, cari i miei cow boys pistoleri». Senza nemmeno il pianista del saloon ad accompagnare la minaccia.
Torno alla citazione iniziale. Dunque Jesse James, nei film almeno, dice tante cose ma le parole di Brad Pitt sembrano cucite su misura per il nostro cittì che ogni tanto si arrabbia, che ogni tanto ha la faccia cattiva, che, tuttavia, mai dirà di essere diventato un problema per se stesso.
Semmai può esserlo diventato per la nazionale che è azzurra come il colore delle mozzarelle avariate. Guarda un po’ i casi della vita, non ti puoi distrarre un attimo e ti frega anche lei, la mozzarella anche se qui qualcuno rischia di fare la figura del provolone. Comunque Lippi James ha le idee chiare, le illustra con precisione e dovizia di particolari, è sicuro, non può essere diversamente, la Colt è pronta, la squadra saprà reagire dopo le prime due incerte prestazioni e, dunque, i critici rosiconi dovranno, dovremo, rimangiarci tutte le male parole di queste ultime settimane. Speriamo che così accada.

Abbiamo bisogno di altre citazioni da film, magari al posto di un bandito americano andrebbe bene anche il sosia del cittì, Paul Newman ne “Lo Spaccone”: «Io sono il più forte che hai conosciuto, il più forte. Anche se mi batti, resto il più forte».

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