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La riforma del calcio: cosa cambia in A, B e C

Importanti novità dal 2023/2024 con la riforma dei campionati italiani: le maggiori novità riguardano serie C e D, ridistribuzione del peso elettorale a favore dei grandi club di A e B

La riforma del calcio: cosa cambia in A, B e C

Nessun grosso stravolgimento ma una riforma considerata "soft": è questo il progetto della Lega Calcio per rimodulare i tre campionati professionistici di Serie A, B e C e fare di tutto per far sopravvivere i club minori.

Serie A: rimangono 20 squadre

Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha praticamente desistito dal ridurre il numero dei club di serie A da 20 a 18 nei prossimi tre anni per l'opposizione, oltre che dei club, delle stesse Leghe che non vogliono incassare di meno dai diritti televisivi. A questo punto, l'idea di gravina rimane quello di ammortizzare, economicamente parlando, le retrocessioni dalla B alla C per evitare che la retrocessione diventi un fallimento per i club coinvolti. E poi c'è l'idea di inserire il semi-professionismo, distribuire diversamente le risorse ed aumentare le categorie minori per garantire un "cuscinetto" a chi scende ed una categoria intermedia per chi sale dai Dilettanti al calcio professionistico."Il calcio italiano ha bisogno di una riforma strutturale, serve una rivoluzione culturale che riguardi la Serie A, la Serie B, la Lega Pro, i dilettanti. Deve riguardare tutto il sistema", ha affermato Gravina durante un'intervista a Radio Anch'io lo Sport su Radio 1.

Cosa cambia dal 2023/2024

A partire dalla stagione 2023/2024, quindi fra due anni, le categorie diventerebbeo sei rispetto alla quattro attuali (Serie A, B, C e D): se in A e B non cambierebbe nulla con 20 squadre a testa e 3 retrocessioni dalla A alla B e 4 dalla B alla C, da quest'ultima inizierebbero le novità con l'introduzione di una serie C elìte che comprenderà le migliori 16 della Serie C 2022/23 dopo le 4 che andranno in B: si avrebbero così 20 squadre. Nella serie C "classica", invece, resterebbero 40 club in due gironi da 20 (a differenza di adesso che i gironi sono tre per 60 squadre). Altre novità in arrivo anche per i dilettanti: nascerebbe la Serie D elìte con 54 club, promossi dalla Serie D nel 2022/23, e strutturata su tre gironi da 18 squadre. In tutto 54 club, a cui seguirebbe la Serie D con 144 società divise in 8 gironi da 18. Nel programma di Gravina, quindi, resterebbero tre serie professionistiche: A, B e C élite a cui seguirebbero due serie cuscinetto, di semi professionismo, la C e la D elìte. "Stiamo cercando di creare dei format dei campionati professionistici più sostenibili a livello sportivo ed economico per dare stabilità al sistema. È necessario favorire gli investimenti a lungo termine, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture", sottolinea il numero 1 della Federcalcio.

La riforma delle Leghe

Di tutto questo ha parlato Gravina al direttivo della Lega dilettanti spiegando che la riforma garantirà più soldi e promettendo le risorse necessarie per saldare i debiti verso la Lega Dilettanti. Secondo Repubblica, si tratta di un tentativo di ingraziarsi i comitati regionali in vista della riforma, per altri è invece una mossa che garantirà indipendenza ai dilettanti. Sul piatto c'è anche l’intenzione di ridistribuire il peso elettorale delle Leghe per l’elezione del presidente ed un peso diverso in Consiglio federale: ai Dilettanti spetta il 34%, così come alle 3 leghe professionistiche sommate. Ma la percentuale è ritenuta troppo alta: Gravina proverà a portarla al 30% ridistribuendo i 2 punti percentuali alla Serie A e gli altri alla B.

Insomma, nuovi giochi di potere non nuovi nel mondo del calcio.

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